Progetto Progroup all’ex Ibm di Vimercate: «Questo scenario non ci convince»

A dirlo è Gigi Redaelli, sindacalista Cisl. «Non è sicuramente quello per cui ci siamo spesi in tutti questi anni. Rimane il rammarico di quello che non si è potuto fare su quell’area industriale e cioè un polo tecnologico d’eccellenza»
Gigi Redaelli, segretario provinciale della Fim Cisl
Gigi Redaelli, segretario provinciale della Fim Cisl

Gigi Redaelli non è così convinto del progetto Progroup nell’ex area Ibm. L’ex sindacalista della Cisl che ha seguito passo dopo passo l’evoluzione del comparto industriale di Velasca (frazione di Vimercate) non appare contento delle prospettive occupazionali dell’area con un’azienda tedesca che produce cartone ondulato. «Non è sicuramente quello per cui ci siamo spesi in tutti questi anni con le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori, con le RSU, Fim e Fiom anche se ormai il degrado dell’area è evidente nonostante una piccola presenza di una decina di aziende con alcune centinaia di addetti complessivi – ha detto Redaelli -.Il primo dato che balza all’occhio è quello occupazionale dai 3.000 dipendenti (oltre l’indotto) che ha ospitato il sito, ai poco più di 200 nel 2024. Progroup è una multinazionale a “conduzione famigliare” che sembra essere all’avanguardia per sostenibilità ambientale nelle sue produzioni, ha chiesto al Comune di Vimercate di potersi insediare sul proprio territorio costruendo “tre torri alte 39 metri” dove ciascuna conterrà un magazzino investendo 95 milioni di euro. Come sarà l’impatto sul cambiamento paesaggistico dell’area?». Non manca poi un accenno al passato dell’area e alla situazione industriale. « Ormai i giochi sembrano fatti però, rimane il rammarico di quello che non si è potuto fare su quell’area industriale e cioè un polo tecnologico d’eccellenza come sarebbe non solo stato auspicabile ma possibile – ha detto Redaelli -. Non si è potuto fare innanzitutto per le scelte operate in primis dalle multinazionali IBM e Celestica e successivamente da chi, disattendendo il protocollo “istituzionale e che guidava Bames, ha portato l’azienda in bancarotta fraudolenta anziché lavorare come era possibile per la reindustrializzazione dell’area». I dubbi rimangono tanti nella mente dell’ex sindacalista. «Va ricordato che sull’aspetto della bancarotta fraudolenta, ci sono 10 imputati di cui due condannati a 4 anni e 8 mesi in primo grado con il rito abbreviato con alcuni lavoratori costituiti in parte civile che hanno ottenuto anche un risarcimento (ancora da erogare) per i danni morali. Che fine faranno le aziende oggi presenti, resteranno ancora a Vimercate? Saranno realmente ricollocati nella vecchia palazzina uffici che dovrà essere riqualificata dal gestore del laboratorio?» ha proseguito Redaelli. Lo stesso ex segretario evidenzia anche che «Quello che appare certo è che Unicredit si è tolta un peso vendendo l’area a Vitali SpA e l’amministrazione comunale si è trovata la soluzione fatta e incasserà un po’ di oneri. Oggi vedo molti commenti positivi a questa soluzione, ma vi sono alcune ombre oltre al forte rammarico per quello che non si è fatto. Come Fim e Fiom con le RSU, abbiamo contrastato da subito che potesse esserci un insediamento di logistica, il Piano di governo del territorio lo continua ad escludere, ma sembra che ci possa essere un traffico in entrata e in uscita dal sito di 120 camion al giorno e su questo aspetto, che impatta in particolare sulla cittadinanza della frazione di Velasca e Vimercate nord, bisognerà prestare molta attenzione. Questo aspetto logistico impatta inoltre con la questione Pedemontana nel caso si realizzasse, con tutti gli aspetti conseguenti nei confronti dei cittadini vimercatesi in termini ambientali e di inquinamento. Vedremo gli sviluppi quali saranno».