Precipitata dalle cascate dell’Acquafraggia: «Troppe inesattezze, non stava scattando un selfie: Patrizia è scivolata»

Il ricordo di parenti e amici di Patrizia Pepè, morta in montagna, alla messa nella cappella dell’ospedale Trabattoni-Ronzoni. C’era anche il compagno che ha ricostruito la tragedia: «Troppe inesattezze, non stava scattando un selfie: Patrizia è scivolata».
Le amiche di Patrizia Pepè della cooperativa Orso blu, al centro la figlia Alessia e il compagno Antonino Ciulla
Le amiche di Patrizia Pepè della cooperativa Orso blu, al centro la figlia Alessia e il compagno Antonino Ciulla Paolo Volonterio

Sono state di parola le amiche di lavoro di Patrizia Pepè, la 42enne tragicamente deceduta domenica 13 giugno alle cascate dell’Acquafraggia a Piuro in Valchiavenna.
«Appena sarà possibile ci ritroveremo nella cappella dell’ospedale Trabattoni-Ronzoni (dove la donna lavorava nel reparto di riabilitazione) per partecipare ad una messa in suo suffragio assieme ai parenti» avevano detto giovedì 17, quando si era svolto un breve momento di ricordo di Patrizia, nel cortile del nosocomio, con il rilascio di palloncini bianchi.

E questo giovedì pomeriggio la messa c’è stata: erano presenti sia la figlia 16enne Alessia S., col padre Michelangelo, ex marito di Patrizia, il compagno col quale conviveva da nove anni Antonino Ciulla con la madre Luigia. Sia durante l’eucaristia sia al termine, la commozione dei presenti è stata molto forte. I volti di molte colleghe erano tutti rigati di lacrime.

«Sono stata la prima ad essere avvertita dal soccorso alpino – ha raccontato la figlia Alessia – io in quel momento mi trovavo a casa di una amica a Robbiano. Il responsabile del soccorso alpino aveva trovato il telefono della mamma e vedendo l’ultima chiamata ha rifatto lo stesso numero. Era il mio. Erano le 16. Infatti avevo più volte chiamato mia mamma ma non rispondeva. Ricevuta la notizia ancora un poco confusa, ho riferito subito dell’accaduto a mio papà».

Antonino Ciulla ha tenuto a precisare che sono state scritte tante inesattezze sull’accaduto.

«Intanto – ha detto – non stava facendo alcun selfie. Non ce n’era bisogno, perché la zona la frequentavamo da sempre. È solo scivolata. Io ero lontano da lei 4-5 metri. Quando l’ho vista cadere mi sono buttato anch’io nel tentativo di recuperarla. Era finita dentro una sorta di laghetto. Pur dolorante l’ho tirata a riva, ma mi ero accorto che non c’era più nulla da fare. Un gesto che rifarei, perché quando si vuole bene a una persona si fa di tutto anche a rischio della propria vita. Vado fiero del mio gesto. Io ho riportato la rottura di una vertebra. Ne avrò ancora per un mese e mezzo».