Picchiata e insultata per anni dal marito geloso e possessivo: racconta tutto ai carabinieri, lui è in carcere

Un uomo di Giussano ha vessato la moglie per anni: geloso se trovava un lavoro, insofferente se lei disoccupata non aveva uno stipendio. In ogni caso la donna veniva maltrattata e insultata. A marzo ha raccontato tutto ai carabinieri: il marito ora è in carcere.
Carabinieri
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Se lei trovava un’occupazione, lui era geloso dei colleghi e del datore di lavoro e la insultava e maltrattava. Se invece era momentaneamente senza un impiego, veniva comunque picchiata perché non portava soldi a casa. Alla fine dopo ben 15 anni di vessazioni e percosse una quarantacinquenne di Giussano ha trovato la forza di dire basta e ha raccontato tutto ai carabinieri. Ora il marito, suo coetaneo, disoccupato, si trova in carcere.

Dopo la decisione del giudice datata 28 marzo di allontanarlo dal nucleo familiare e d’imporgli di non avvicinarsi alla coniuge, lui si è più volte ripresentato a casa e in due occasioni era anche armato. Per evitare che la situazione degenerasse, il magistrato il 5 aprile ha disposto la traduzione in carcere. Una vicenda che si è consumata per troppi anni in silenzio tra le quattro mura domestiche.

I due, sposati, genitori di figli minorenni, all’inizio erano una coppia normale, poi il loro matrimonio è scivolato nella violenza. Lui giorno dopo giorno è diventato sempre più aggressivo. Insulti, vessazioni, umiliazioni nei confronti della donna sfociate più volte in percosse. In passato la giussanese si è presentata anche al pronto soccorso dell’ospedale, ma di fronte ai medici. che dietro quei lividi leggevano forse il suo segreto, ha sempre ridimensionato il tutto giustificandolo con incidenti domestici, cadute occasionali. Un mutismo per salvare la famiglia o comunque per evitare di allontanare il padre dai figli. Il marzo scorso però è scattato qualcosa. Stanca di avere paura ha deciso di svelare il suo inferno ai carabinieri della stazione di Giussano. La pratica è poi finita sulla scrivania di un giudice di Monza, che il 28 marzo ha posto fine all’incubo allontanando l’uomo dalla famiglia e vietandogli di avvicinarsi alla parte offesa con l’accusa di altrattamenti in famiglia aggravati da percosse, lesioni e minacce.