Ospedale, gli infermieri del San Gerardo: «Non siamo controllori dei green pass»

Alla Asst Monza gli infermieri vengono impiegati per controllare i passaporti verdi dei parenti in visita ai pazienti e di coloro che accedono alle aree sanitari. Il sindacato territoriale Nursind non ci sta.
MONZA ospedale
MONZA ospedale Fabrizio Radaelli

Gli infermieri non vogliono “fare gli sceriffi”, controllori dei green pass. A sottolinearlo è Donato Cosi, segretario territoriale del Nursind, che si riferisce alla Asst Monza dove gli infermieri vengono impiegati anche per controllare i passaporti verdi dei parenti in visita ai pazienti e di coloro che accedono alle aree sanitarie.

“Siamo stati lettighieri, camerieri, psicologici, confessori. Ma di essere utilizzati anche come sceriffi assolutamente no – ribadisce Cosi – Stop all’impiego degli infermieri come controllori dei green pass alle aree sanitarie e ai reparti di degenza”.

Il segretario territoriale del maggior sindacato che riunisce gli infermieri racconta che “L’azienda ha demandato il compito del controllo del green pass al personale in servizio in reparto, ma la legge dice altro. L’articolo 13 del Dpcm del 17 giugno 2021 declina chiaramente quali sono le figure autorizzate al controllo della certificazione verde: pubblici ufficiali nell’esercizio delle pubbliche funzioni”.

Gli infermieri, e più in generale il personale appartenente al comparto sanità, fa notare il segretario, è incaricato di pubblico servizio, ma ad oggi non ha lo status di pubblico ufficiale. Quindi non può essere impiegato al controllo del green pass e di alcun altro tipo di documentazione. Inoltre, Cosi si sofferma sull’utilizzo delle apparecchiature necessarie per il controllo del green pass.

“È impensabile quanto richiesto in alcune realtà di utilizzare il proprio smartphone per controllare il passaporto verde” sbotta. “Siamo stanchi ed esausti – conclude Cosi – Da quasi due anni siamo in prima linea contro la pandemia. Adesso ci mettono anche a fare i controllori, togliendo personale dal reale impiego per il quale è stato assunto. In più, ogni giorno ci troviamo a dover affrontare situazioni psicologicamente pesanti, continui battibecchi, minacce, insulti”.