Ospedale di Vimercate: le onde d’urto curano le coronarie, primo intervento

All’ospedale di Vimercate il primo intervento con onde d’urto per abbattere la calcificazione delle coronarie. Operato un paziente di 54 anni residente nel Vimercatese.
Cardiologo Stefano Garducci Vimercate, secondo da destra, col dierttore dell’Asst Nunzio del Sorbo
Cardiologo Stefano Garducci Vimercate, secondo da destra, col dierttore dell’Asst Nunzio del Sorbo

Si chiama litotrissia intracoronarica ed è la nuova tecnologia ad onde d’urto con cui anche a Vimercate si tratta la calcificazione delle coronarie, garantendo un intervento meno invasivo rispetto a quelli tradizionali e con meno rischi ed effetti collaterali.

In settimana all’ospedale di via santi Cosmi e Damiano è stato eseguito con successo, su un paziente di 54 anni residente nel vimercatese, il primo intervento di rivascolarizzazione cardiaca endovascolare con la nuova tecnica della litotrissia intracoronarica. Per il trattamento delle calcificazione eccessiva delle arterie coronarie sono state utilizzate onde d’urto simili a quelle impiegate più comunemente per eliminare i calcoli renali, al posto di un più tradizionale intervento che ricorre, per gli stessi casi, o alla metodica dell’aterectomia rotazionale che però non è priva di effetti collaterali in quanto associata ad un alto rischio di lesione dei vasi.

«L’accumulo di calcio nella parete delle coronarie – spiega Stefano Garducci, il cardiologo che si è avvalso della tecnica – è spesso legato al processo aterosclerotico ed è estremamente dannoso perché correlabile al rischio di eventi cardiovascolari, anche mortali. Questo accumulo nelle forme più gravi limita fortemente la possibilità di eseguire il trattamento di una lesione coronarica con le comuni metodiche endovascolari in quanto le placche calcifiche risultano molto dure, spesso non sono dilatabili e pertanto non sono passibili di impianto delle protesi chiamate stent».

La litotrissia intracoronarica si è confermata anche a Vimercate una tecnica efficace, poco invasiva e innovativa: «Consiste – spiega il cardiologo – nell’inserire nell’arteria coronaria da trattare un catetere speciale, equipaggiato con due micro-emettitori che attivati in prossimità della lesione, mediante il collegamento ad un generatore che converte energia elettrica in energia meccanica sviluppano onde acustiche d’ urto che vengono rilasciate in maniera diffusa, distribuendosi uniformemente su tutta la placca calcifica, frantumando selettivamente il calcio».

Con il calcio così frammentato, le pareti del vaso diventano meno rigide e, non opponendo più resistenza, permettono di intervenire con le tecniche tradizionali mediante il posizionamento di uno stent che tiene l’arteria aperta. Senza questo passaggio necessario per ridurre la calcificazione, l’utilizzo del dispositivo risulterebbe inefficace e con il rischio di gravi compromissioni del vaso fino alla rottura. La litotripsia coronarica risulta molto sicura. Il grosso vantaggio – sottolinea l’Asst di Vimercate – è legato alla specificità delle onde d’ urto che agiscono sul calcio senza danneggiare gli altri tessuti.