Ordine del ministero: subito le verifiche sui profughi che chiedono asilo politico

L’ordine è del ministro dell’Interno, che ha chiesto anche alla prefettura di Monza di verificare immediatamente (e non a settembre come previsto) i requisiti dei profughi che hanno chiesto asilo politico.
L’ingresso della prefettura di Monza
L’ingresso della prefettura di Monza Fabrizio Radaelli

L’ordine è arrivato dal ministero dell’Interno: accelerare il più possibile i tempi per l’esame delle richieste di asilo politico presentate nell’ultimo anno. È, per ora, una delle poche strategie a cui il Governo si affida per cercare di ridurre il numero di migranti ospitati in centri di accoglienza e appartamenti privati. «Le audizioni – affermano dalla Prefettura – fissate a settembre si svolgeranno nei prossimi giorni». A quel punto chi si vedrà respinto anche il ricorso presentato dopo la prima bocciatura dovrà abbandonare l’alloggio e prepararsi a lasciare l’Italia: nella nostra Provincia, aggiungono in via Prina, i giovani stranieri non si troveranno allo sbando come in molte altre zone perché «il Consorzio Comunità Brianza sta fornendo a tutti gli strumenti per orientarsi».

Nel giro di qualche settimana, dunque, parecchi migranti dovrebbero uscire dalle abitazioni e liberare posti per chi si trova nei due hub allestiti allo Spallanzani e a Limbiate. Gli arrivi, intanto, si susseguono quasi ogni giorno: «I gruppi – ricordano dalla Prefettura – sono formati in media da quattro persone e non tutte rimangono sul nostro territorio». I tecnici non parlano ancora di emergenza anche se confermano che prosegue la ricerca di una struttura in cui creare un terzo centro di smistamento sul territorio.

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La Regione, nel frattempo, si scaglia nuovamente contro l’arrivo di altri profughi in Lombardia: questa volta l’attacco è lanciato dall’assessore leghista alla Sicurezza Simona Bordonali. «Bisogna smettere – sbotta – di promuovere bandi milionari per l’accoglienza che vanno a ingrassare le solite cooperative quando abbiamo una disoccupazione senza precedenti, cittadini lombardi che si suicidano a causa della crisi e sfratti dovuti a mancanza di risorse economiche».

Il Pirellone, annuncia, «farà il possibile per scardinare questo sistema. Dove necessario, effettueremo controlli sanitari nelle strutture in cui vengono ospitati i richiedenti asilo e nella concessione dei finanziamenti regionali daremo priorità ai comuni con gravi problemi economici. Chi ha risorse da spendere per accogliere i clandestini – è stata la conclusione dell’assessore – non ha bisogno dei nostri soldi».

La minaccia non sembra preoccupare gli amministratori monzesi: «I comuni – commenta il vicesindaco Cherubina Bertola – non spendono un solo euro per i progetti di accoglienza che sono pagati con risorse statali. Il Pirellone, dal canto suo, si limita a girare i fondi nazionali per la non autosufficienza e quelli destinati ai servizi sociali: se vuole cambiare i criteri della ripartizione, lo dica». «La Regione – aggiunge il vicesindaco, che è ancora assessore ai servizi sociali del Comune– ha tutto il diritto di effettuare i controlli nelle strutture per garantire la salute dei cittadini: la responsabilità su questo versante, però, non è degli enti locali ma delle asl».