Nova Milanese, addio alla Festa dell’Unità dopo 50 anni: le parole dei protagonisti (e una promessa)

Fine di un’epoca a Nova Milanese. Festa dell’Unità, poi Festa del Pd, addio dopo 50 anni. A segnare l’archiviazione di un momento di festa è stata la cessione delle strutture utilizzate per tanti anni per l’allestimento. L’idea è di cercare nuove formule.
NOVA- FESTA DELL'UNITA': Ugo Lina, a sinistra
NOVA- FESTA DELL’UNITA’: Ugo Lina, a sinistra Giusy Taglia

Fine di un’epoca a Nova Milanese. Festa dell’Unità, poi Festa del Pd, addio. A segnare l’archiviazione di un momento di festa nato con forti connotati politici, poi divenuto un vero e proprio momento aggregativo per tutta la cittadinanza è stata la cessione delle strutture utilizzate per tanti anni per l’allestimento. Bisogna fare un tuffo nel passato di quasi cinquanta anni per ricordare la prima Festa.

«Le prime edizioni – ha ricordato Angelo Sala, tra i promotori con il fratello Elio, Enrico Rossi e altri ancora – si sono svolte in via Assunta, nell’area adiacente il Bar Baffo, poi in via Marx, per qualche anno ci siamo spostati in via Locatelli, alle spalle della caserma dei Carabinieri, poi in via Biondi fino ad arrivare alle ultime edizioni».

In tempi più recenti per diverse edizioni la Festa ancora dell’Unità si è svolta nell’area di via Grandi vicino alle scuole medie, fino ad arrivare all’ultima collocazione nella piazza del mercato di via Oberdan. E se negli ultimi tempi la Festa dell’Unità veniva associata al ballo, grigliate e fritto misto, in passato era stata molto di più.

«In passato c’era una militanza politica molto attiva – ha continuato Sala – e non bisogna dimenticare che con la Festa dell’Unità è stato possibile anche raccogliere i fondi che hanno portato alla realizzazione del Centro Sociale Togliatti».

«Era un momento davvero molto sentito – ha sottolineato Milena Brioschi, vedova di Enrico Rossi e tesoriera della Festa da sempre – Gli ideatori ci hanno creduto e per tanti anni hanno voluto offrire ai novesi una vera e propria festa di paese. Per me è stata quasi una scelta di vita».

Per tre settimane (o poco meno) la Festa era un punto di ritrovo per la sera. Un impegno che però partiva mesi prima. Lo sa bene Ugo Lina, vera “anima” della festa degli ultimi trenta anni: «C’era un lungo lavoro di preparazione di cui forse non ci si rende conto fino in fondo – ha sottolineato Lina – fino ad arrivare a metà giugno quando iniziava il montaggio e la preparazione degli stand. Purtroppo, come in tanti altri ambiti, non c’è stato il ricambio generazionale: i volontari storici hanno meno forza, di qui la decisione di cedere le strutture».

Già l’anno scorso la Festa non era stata allestita, ma il motivo era stata ricondotto al periodo elettorale che aveva assorbito troppe energie. Quest’anno l’assenza della Festa è legata ad una decisione, quella di cedere le strutture, che sembra segnare davvero un addio. Ma Ugo Lina non si arrende. Non vuole arrendersi. «Penseremo ad una formula nuova, meno impegnativa come strutture, ma qualcosa vogliamo continuare a fare. Promesso».