Nell’ex Snia di Varedo con droga e pistole: condanne fino a 9 anni

Da tre anni a nove anni di reclusione, fra riti abbreviati e chi ha scelto di patteggiare, per gli spacciatori nordafricani che imperversavano all’ex Snia di Varedo. La sentenza è stata pronunciata giovedì pomeriggio a palazzo di giustizia, a Monza.
L’ex Snia di Varedo prima del blitz del 2019
L’ex Snia di Varedo prima del blitz del 2019

Da tre anni a nove anni di reclusione, fra riti abbreviati e chi ha scelto di patteggiare, per gli spacciatori nordafricani che imperversavano all’ex Snia di Varedo. La sentenza è stata pronunciata giovedì pomeriggio a palazzo di giustizia, a Monza. Le richieste della procura (pm Sara Mantovani) andavano fino alla reclusione a 12 anni, ma il tribunale ha stabilito a nove anni la pena più alta, pronunciata nei confronti di un immigrato marocchino accusato anche di tentato omicidio. Nel provvedimento del gup Silvia Pansini figurano altre condanne a 8 anni e a 6 anni e 4 mesi, fino a scendere ai patteggiamenti da tre anni.

Tredici, in tutto, gli imputati finiti sotto processo con accuse, contestate a vario titolo, di tentato omicidio, estorsione, spaccio di stupefacenti. Il tutto nasce dall’inchiesta che ha acceso un faro sul “bazar della droga” di Varedo, florido mercato per il commercio di eroina cocaina e hashish. L’anno scorso era stato messo a segno il blitz dei carabinieri, che aveva visto scendere in campo anche i reparti speciali del Gis, le “teste di cuoio” dell’Arma, addestrate per interventi in situazioni estreme, e nei contesti operativi più difficili. Perchè organizzare un blitz nei 500mila metri quadri un tempo occupati dal gigantesco impianto chimico, grande come 100 campi di calcio, non è stata impresa facile.

Luogo in completo stato di abbandono dagli anni novanta, la ex Snia è diventato uno dei punti di riferimento nello spaccio della Brianza e della Lombardia. In zona, prima dell’arrivo dei carabinieri, imperversavano spacciatori che le riprese degli investigatori immortalano mentre si aggirano in pieno giorno con le armi in pugno.

Secondo quanto ricostruito, sull’area agivano tre bande: quando una entra in contrasto con le altre due, allora tra le due fazioni si comincia a sparare. Una situazione ad alta tensione, che aveva indotto la procura brianzola ha emettere una serie di provvedimenti di fermo nei confronti di malviventi nordafricani e italiani, tra cui una donna.