Nell’anniversario del disastro dell’Icmesa di Seveso gli occhi sono su Pedemontana

Oggi gli occhi sono su Pedemontana e i suoi possibili sviluppi sul territorio. Cosa succede a 43 anni da quel 10 luglio 1976 in cui alle 12.37 un incidente nell’azienda Icmesa disperse nell’area di Seveso la diossina Tcdd.
Pedemontana
Pedemontana Giorgia Venturini

Sono passati 43 anni da quel 10 luglio 1976 quando alle 12.37 un incidente nell’azienda Icmesa disperse nell’area di Seveso la diossina Tcdd, una sostanza chimica tra le più tossiche. Da allora, come raccontano spesso alcuni sevesini, se andavi a consegnare prodotti alimentari in altre regioni d’Italia e sui documenti i compratori leggevano Seveso, la merce ritornava al mittente. Con il tempo poi Seveso nei quiz in tv è diventata “la città della diossina” e per altre città contaminate una compagna di sventura. Eppure Seveso non rientra nell’elenco di Arpa Lombardia dei siti la cui contaminazione è già stata accertata. Oggi la diossina è soffocata a metri di profondità. Innocua se indisturbata, ma presente. Ecco che però l’incubo diossina ritorna.
A rendere sempre più attuale questo brutto ricordo è Autostrada Pedemontana Lombarda, il cui progetto del tratto B2 potrebbe coinvolgere anche le zone contaminate, e il nuovo decreto 46/2019 del Ministero dell’Ambiente che ha introdotto nuove soglie di contaminazione da diossina per i terreni a uso agricolo, costringendo Ats a fare nuove analisi anche su Seveso, qualora venga richiesto il suo intervento.

Certo è che il Comune di Seveso è un osservato speciale. Dal 2006 Pedemontana sta facendo analisi preliminari sul territorio sevesino e il 17 settembre 2013, il Consiglio Regione Lombardia, con deliberazione n. X/123, ha approvato una mozione con la quale ha impegnato il presidente e la giunta regionale a richiedere alla società autostradale, quale soggetto interessato non responsabile, un piano di caratterizzazione delle aree del tracciato dell’opera. Piano di caratterizzazione completato poi nell’agosto del 2016 le cui analisi hanno accertato la contaminazione nel 40% dei campioni di terreno prelevati dal sottosuolo. Pedemontana poi lo scorso febbraio ha eseguito ulteriori carotaggi.
Il sindaco Luca Allievi rassicura: «È inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta. A tutt’oggi non abbiamo ancora ricevuto i risultati delle analisi eseguite in seguito all’effettuazione dei carotaggi geognostici e ambientali nell’area che dovrebbe essere interessata dai lavori di realizzazione della tratta B2 dell’autostrada Pedemontana. Comunque, anche se quest’opera rientra in una Legge Obiettivo, e quindi i Comuni interessati non possono intervenire sul progetto definitivo già approvato, il Comune di Seveso non ha alcuna intenzione di subire passivamente eventuali decisioni calate dall’alto che dovessero mettere a repentaglio la salute dei suoi cittadini».

E poi aggiunge: «Come sindaco farò di tutto affinché Seveso, che tanto ha già pagato in passato in fatto di salute e di danni all’ambiente, non abbia ripercussioni negative a riguardo. Se si dovrà fare una bonifica si dovranno evidentemente adottare precauzioni straordinarie. Noi verificheremo e controlleremo che tutti gli studi e le analisi siano corrette, senza speculazioni sulla pelle dei cittadini. Per noi, salute e sviluppo del territorio non devono più essere in antitesi».

Non resta, dunque, che attendere le ultime analisi di Pedemontana e il suo ultimo progetto definitivo. Tuttavia l’avvio dei lavori della nuova autostrada sembra essere sempre più vicino soprattutto dopo che Pedemontana ha chiuso il contenzioso con la precedente azienda appaltatrice austriaca Strabag e dopo che Regione Lombardia ha inserito a bilancio questo mese 600 milioni di euro a titolo di garanzia. Questo non vuol dire che Regione finanzierà i lavori quanto piuttosto che questi milioni serviranno nel caso in cui le ipotesi di traffico, e con questo le ipotesi di guadagno, non dovessero realizzarsi.

«Gli studi fatti a Seveso in questi anni – spiega l’assessore all’Ambiente di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo – hanno dimostrato un pericolo per la salute molto basso. Nelle analisi condotte recentemente poi abbiamo verificato una concentrazione di diossina più bassa della soglia attesa dopo 43 anni». E poi conclude: «Con il nuovo decreto 46/2019 del Ministero dell’Ambiente abbiamo ora nuovi limiti di contaminazione imposti per i terreni agricoli oltre ai quali bisogna procedere con la bonifica. In Lombardia sono pochi i terreni interessati a questo decreto. In qualsiasi caso se accerteremo anomalie provvederemo con la bonifica».

Una cosa si sa, giunti a questo punto: «Quarantatré anni dopo – puntualizza il geologo e presidente Wwf Insubria Gianni Del Pero – le cose sono cambiate. La coscienza è maggiore di quella degli anni Settanta. Allora non si conoscevano gli effetti delle produzioni chimiche ad alto rischio ambientale. Oggi invece sono in vigore leggi europee ed italiane molto precise e severe. Sono direttive, regole. Valgono per tutti. Oggi non potranno più esserci giorni del silenzio. Resta sullo sfondo un nodo rimasto ancora irrisolto. La lunga battaglia per la verità e la giustizia. È un nostro dovere morale. Ancora oggi».