’Ndrangheta, da “ignoto 23” al “traditore”: i personaggi chiave dell’inchiesta di Seregno

Da “ignoto 23”, uno dei boss che hanno preso parte nel 2009 al summit di ’ndrangheta al centro Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano, tal Fortunato Calabrò, residente a Cesano Maderno, è partita la nuova indagine che ha visto rivestire un ruolo chiave anche il giussanese Giuseppe Carello, ex consigliere comunale Udc.
Il summit di Paderno con “ignoto 23”
Il summit di Paderno con “ignoto 23”

Da “ignoto 23”, uno dei boss che hanno preso parte nel 2009 al summit di ’ndrangheta al centro Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano, tal Fortunato Calabrò, residente a Cesano Maderno, è partita la nuova indagine, costola del maxi blitz Infinito del luglio 2010. Giacca di renna marrone e sigaro in bocca: questa l’immagine rimasta impressa di Calabrò a un maresciallo cesanese in servizio al Nucleo investigativo dell’Arma di Milano. E quando un sabato mattina, fuori servizio, l’ha casualmente incrociato, tramite la targa del Piaggio Porter che guidava è risalito al suo nome e quindi a uno dei tre filoni della nuova maxi inchiesta della Dda e della Procura di Monza.


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Altro personaggio emblematico è poi Giuseppe Carello, originario di Vibo Valentia e residente a Giussano, dove tra l’altro è stato consigliere comunale Udc per 10 anni, Cavaliere della Repubblica, nominato nel 2010 dall’allora Presidente Napolitano: attraverso il suo lavoro, in tribunale, a Monza, (dipendente dell’ufficio Sdas) ha passato informazioni riservate all’imprenditore Antonino Lugarà e ai politici seregnesi coinvolti nell’indagine.
”Traditore” l’ha definito il pm Salvatore Bellomo. È accusato di rivelazione di segreti d’ufficio.

Gli investigatori della Dda arrivano al suo nome (e al suo ruolo) quando intercettano una telefonata dell’imprenditore Lugarà che gli chiede di controllare a che punto fosse un suo esposto inoltrato per questioni edili a Seregno. Digitando il nome di Lugarà, Carello scopre che è in corso un’indagine per corruzione a suo carico (e di politici, compreso il sindaco Mazza, e funzionari comunali seregnesi).

Carello non fa finta di nulla, anzi. Telefona a Lugarà e gli legge addirittura i nomi degli altri indagati chiedendogli se li conosca. Appena si rende conto che parlare al telefono è pericoloso, invita il costruttore ad incontrarsi per un caffè. A quel punto gli investigatori della Dda informano la Procura di Monza dell’accaduto, mentre Lugarà incontra l’assessore comunale di Seregno Gianfranco Ciafrone e gli rivela l’informazione.