Morto asfissiato ad Arcore incastrato in una recinzione: è stato un incidente

Il medico legale ha chiesto l’autopsia per chiarire la morte dell’uomo marocchino di 38 anni che venerdì della scorsa settimana, fuggendo tra giardini e abitazioni private ad Arcore, si è incastrato in una recinzione. Quel che è davvero certo è che si sia trattato di un incidente.
Carabinieri
Carabinieri Silvio Sandonini

Il medico legale ha chiesto l’autopsia per chiarire la morte dell’uomo marocchino di 38 anni che venerdì della scorsa settimana, fuggendo tra giardini e abitazioni private ad Arcore, si è incastrato in una recinzione. L’uomo, come si è pensato all’inizio, sarebbe morto per asfissia. Il pertugio in cui si è infilato, tra un palo e un muretto in via Beretta, era largo solo 25 centimetri. Non è più riuscito a liberarsi e probabilmente la pressione sull’addome gli ha frenato la respirazione.

Una morte atroce sulla quale però non è stata aperta nessuna indagine. Si è trattato infatti, senza dubbio, di un incidente.

In un primo momento è stato ipotizzato che il 38enne stesse scappando per essere stato sorpreso durante un furto in appartamento. Nei giorni successivi, dopo una serie di testimonianze, l’ipotesi è stata completamente scartata. Dietro alla incredibile vicenda ci sarebbero, sì, piccoli guai con la giustizia, ma già trascorsi. L’uomo sembra cercasse semplicemente di allontanarsi da alcuni familiari che gli chiedevano di presentarsi in caserma sulla base di una notifica ricevuta. Il 38enne non se la sentiva di affrontare il problema e voleva piuttosto andarsene per la sua strada. Correndo a perdifiato fino via Beretta. Poi la scelta poco saggia di passare da quel pertugio.

Lì l’ha trovato una residente che alle 17 rientrava a casa. «Lo vedevo di spalle, una cosa assurda e terribile – ha raccontato la testimone – ma non capivo come fosse successo. Quell’uomo era ancora vivo, si lamentava debolmente; provavo a fargli domande ma lui non rispondeva, come se non mi sentisse. Ho chiamato subito il 112. Quando tra pompieri, carabinieri e 118 sono riusciti a sfilarlo da lì, hanno tentato la rianimazione a lungo, ma niente da fare. A quel punto pareva già morto. È stato un vero colpo per i suoi parenti, poveretti, è un modo di morire incredibile».

La vicenda si chiude proprio così, nel lutto di una famiglia, ma senza indagini o ulteriori approfondimenti. Anche l’autopsia è stata chiesta dal medico legale (e non disposta dall’autorità giudiziaria per possibili risvolti penali). L’obiettivo era quello di chiarire le ragioni sanitarie del decesso. L’esito ufficiale sarà disponi bile tra qualche settimana, ma quella dell’asfissia pare la vera ragione della morte.