Morgan scrive al ministro Bonisoli: «Solo lei può salvare la mia casa di Monza». E lancia una petizione online

Morgan aspetta la decisione del tribunale di Monza sul futuro della sua casa. Intanto scrive al ministro Bonisoli chiedendo un intervento e avvia una raccolta di firme online.
Morgan davanti alla sua casa il giorno dello sfratto
Morgan davanti alla sua casa il giorno dello sfratto

In attesa di conoscere l’esito dell’udienza presso il tribunale di Monza che stabilirà le sorti della sua casa, Marco Castoldi, in arte Morgan è reduce dal successo di domenica scorsa, che lo ha visto esibirsi a Livorno sul palco della piazza del Luogo Pio, di fronte a migliaia di persone, insieme al maestro Mauro Pagani, storico produttore di De André, in occasione della chiusura dello show Effetto Venezia 2019, che si è concluso con l’omaggio al grande cantautore genovese. Morgan si prepara alla sua battaglia più dura, riavere la sua casa. E lo fa con una campagna social che ha coinvolto anche il ministro per i Beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, al quale l’estroso cantante monzese ha indirizzato una lettera aperta. E con una petizione online, visibile cliccando qui.

Morgan scrive al ministro Bonisoli: «Solo lei può salvare la mia casa di Monza». E lancia una petizione online
Morgan dentro la sua casa



L’appello al ministro

Morgan ha chiesto «un intervento concreto e rapido da parte del Suo Ministero, per poter salvare un luogo che altrimenti verrà smantellato, il cui contenuto andrà disgregato e magari anche macerato. Quel che sto affermando in questo mio lavoro documentario è che perdendo la casa si perdono 3 entità: il futuro museo; l’artista attuale e funzionale nelle sue modalità non ricreabili altrove (con conseguente rottura della catena produttiva connessa); l’opera (presente e futura)». «Solo un’iniziativa da parte Sua potrebbe bloccare l’esecuzione e restituirmi ciò che mi permette di funzionare, di lavorare di produrre, e mantenere nell’equilibrio estetico e poetico ciò che è stato il mio lavoro di ingegno e artigianato domestico, costruito con le mie mani di musicista- falegname – ha proseguito il cantante -. Le chiedo di trovare il modo di restituire la casa e il laboratorio (quindi la vita e l’opera) ad un artista vivo , non di dichiarare patrimonio artistico il luogo di chi è morto. È dalla prospettiva delle ’attività’ culturali che un artista è un patrimonio da vivo, quando è nel pieno delle sue forze creative, desideroso di produrre. Se per delle circostanze di cui non ha nemmeno diretta responsabilità egli si è trovato piegato da un punto di vista economico, questo non può essere il motivo di rincarare la dose e renderlo inattivo artisticamente, è in questo che chiedo il supporto di un Ministero responsabile delle attività culturali. Io non so per quale meccanismo è stato possibile giungere a ciò ma so che non è una soluzione a nulla, è soltanto una devastante distruttiva applicazione di norme che non hanno nulla a che vedere con il senso di ciò che rappresenta l’arte per un Paese civile e progredito».

Cosa c’è nella casa

«In questa relazione le ’racconterò’ cosa c’è in quella casa moralmente ed artisticamente, perché possa conoscere sia l’essere umano che opera, e l’artista che vive. È come tornarci con Lei e accompagnarla in un viaggio nella memoria di quell’uomo e attraverso le immagini potrà rendersi conto dell’errore che sarebbe cancellare quel luogo, anche solo alterare, ma è indecente rimuovere tutta quella esperienza artistica, tutta quella dedizione e quella concentrazione di creatività e di razionalità del sentimento, svuotandolo, quando invece dovrebbe essere intatto e curato, a disposizione di tutti, scolaresche, studenti, bambini che suonano gli strumenti e fanno i percorsi sonori tra un teatro di marionette e un travestimento da pirata del futuro, giovani informatizzati che esplorano e si addentrano in un mondo di cablaggi e tecnologia della musica innovativa e sperimentale per la quale ho ricevuto numerosi attestati di merito dal mondo della ricerca in ambito, appassionati di musica dischi e libri potrebbero viverlo come una biblioteca cucita addosso a loro, designer di moda potrebbero toccare o indossare dei capolavori di arte applicata delle più grandi firme al mondo, fans potrebbero semplicemente guardare fotografie, amanti della cronaca di costume e del gossip potrebbero farsi una scorpacciata di lettere d’amore e di diari segreti trovando pane per i loro denti, poeti potrebbero dissentire ma essere incuriositi delle pareti di parole, musicisti potrebbero passare intere giornate e non riuscire ad imbracciare tutti gli strumenti che ci sono, e infine i più connessi alle energie sottili potrebbero verificare se davvero ci sono fantasmi e spiriti, come alcuni, me compreso sostengono. 5 Perché radere al suolo un luogo così intriso di arte e così curato? Io desidero che tutti sappiano e tutti vedano perché sono convinto che l’arte scuota gli esseri umani in risonanza simpatetica».

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«Ho scritto questa ricostruzione rivivendo e rivedendo la mia vita ed è stato molto doloroso perché lei sappia cosa si sta compiendo ma soprattutto perché lei sappia cosa c’è in quel luogo, in cui, invece di disintegrare bisognerebbe valorizzare, esaminare con degli esperti contenuto e il luogo, e chiedere un inventario dettagliato una stima e una accurata archiviazione ricollocando tutti i documenti in modo da poterli consultare, e questo riguarda ’aspetto culturale dell’artista, poi c’è la parte pratica e da vivere che è musicalmente attiva e chiunque potrebbe dentro lì imparare come si fa la musica e che cosa è un luogo in cui vive la musica. Ma tutto questo sarà possibile e tramandabile nella storia e a disposizione di tutti solo se Lei interverrà con le ragioni dell’Arte, le uniche che possono vincere su tutte le altre».