Monza, via alla start up: le portinaie di quartiere si presentano

Lo spazio Silva 26 ha selezionato le tre persone che a Monza avvieranno il progetto innovativo di portineria sociale nel quartiere San Giuseppe e San Carlo. Una libraia, un’agente di viaggio e una designer: ecco chi sono.
Monza Portinaie di quartiere via Silva
Monza Portinaie di quartiere via Silva Fabrizio Radaelli

«Fiorenza è empatica e intuitiva, Chiara porta innovazione e creatività mentre Eloisa è capace di organizzazione e concretezza». Così Elena Taverna, uno dei gestori di Silva 26, lo smart community hub, lo spazio di coworking che si trova all’interno del centro civico San Giuseppe – San Carlo, descrive le nuove portinaie di quartiere.

Un terzetto in rosa per lanciare una start up che ha nei suoi intenti quello di ridare anima e vita alle relazioni all’interno del quartiere San Giuseppe e San Carlo, partendo da una portineria ideale pensata per servire l’intero rione.


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Sono state oltre quaranta le candidature degli aspiranti portinai arrivate alla sede di Silva 26.
Alla fine l’hanno spuntata loro: Fiorenza Colloridi, 44 anni, da venti a Monza, mamma di due bimbi di 6 e 12 anni, la disegner Chiara Tangari, 27 anni, originaria di Sant’Ambrogio, ed Eloisa Aimone, 45 anni, agente di viaggio, nel quartiere San Giuseppe da sempre, mamma di una piccola di due anni e mezzo.

Per tutte l’approdo alla portineria 4.0 rappresenta un nuovo inizio, un’opportunità, un’occasione per restituire alla città qualcosa d nuovo. Fiorenza ha lavorato per anni come libraia, poi ha avviato un progetto di nido famigliare durato dieci anni. «In tutto questo tempo ho avuto modo di conoscere moltissime persone, stringere legami e amicizie. Quando ho letto che cercavano portinai di quartiere ho mandato subito il mio curriculum. In fondo era quello che già facevo: assistere gli anziani, occuparmi dei bambini, offrire ripetizioni».

Chiara Tangari ha studiato al Politecnico e ha lavorato come progettista designer. L’idea è quella di trovare un impiego nel campo dell’architettura, e intanto con la portineria di quartiere iniziare a fare qualcosa di concreto per cambiare la città.
«Conosco altri progetti di questo tipo e mi sono sempre piaciuti. Ho voglia di contribuire in modo concreto allo sviluppo del quartiere, e questa è un’ottima occasione per farlo».

Eloisa Aimone di anni ne ha 45 e da due anni e mezzo è mamma. Nel dicembre del 2016 ha perso un lavoro a tempo indeterminato come responsabile di un’agenzia viaggi.«Il titolare ha messo in liquidazione l’agenzia e tutti noi ci siamo trovati senza lavoro. Per un anno intero ho fatto colloqui ma ero sempre troppo vecchia o troppo impegnata ad accudire una bimba piccola. Il 10 dicembre dello scorso anno ho scritto un post su Easy Monza, parole per sfogarmi contro un’organizzazione statale che chiede alle donne di fare figli e poi non le mette in condizioni di potersene occupare. Ho ricevuto tantissimi commenti – racconta Eloisa – e uno di questi mi invitava a prendere in considerazione la possibilità offerta dalla portineria di quartiere. Ed eccomi qui».

Ora che le tre portinaie sono state selezionate inizia il vero lavoro. Il progetto monzese, infatti, non parte da un modello prestabilito di offerte dei sevizi, ma si propone di modellarsi in base alle esigenze che emergeranno da parte dei cittadini. «Vogliamo che questo sia un progetto condiviso – aggiunge Taverna – per questo continueremo a raccogliere suggerimenti e indicazioni da parte dei residenti del quartiere».

La portineria avrà sede al centro civico e aprirà ufficialmente i primi giorni di febbraio. Tutte le informazioni verranno pubblicate sulla pagina Facebook di Silva 26 (VAI), in attesa che ne venga creata una appositamente dedicata. Alla portineria di quartiere sarà possibile rivolgersi per tutte quelle piccole incombenze che un tempo erano di competenza del portiere di casa. Verrà poi creato un database con un elenco di artigiani e tecnici specializzati pronti a intervenire per ogni necessità.