Monza, una guerra dentro la Lega dietro il caos dell’ospedale San Gerardo

Nell’ aula consigliare della Regione Lombardia si è parlato delle dimissioni improvvise del direttore amministrativo Andrea De Vitis. Un gesto che trova cause nelle liti interne al Carroccio
Monza, una guerra dentro la Lega dietro il caos dell’ospedale San Gerardo

Le dimissioni improvvise di Andrea De Vitis da direttore amministrativo dell’ospedale San Gerardo hanno fatto rumore. Tanto che sono state oggetto di una interrogazione urgente presentata in aula del consiglio regionale dall’esponente di Ncd, Stefano Carugo. In risposta, l’assessore alla Sanità Mario Mantovani ha sorvolato su ogni questione di tipo politico, parlando di questioni tecniche legate al cantiere.

«Auspico che l’azienda ospedaliera San Gerardo di Monza e Ilspa (Infrastrutture Lombarde Spa) – ha detto Mantovani – possano congiuntamente affrontare e superare le criticità di natura strettamente tecnica che sono emerse nel corso dei lavori con l’unico obiettivo di rispettare il crono programma stabilito». L’assessore ha quindi confermato che la prima fase dei lavori si concluderà il 12 febbraio, e che la forza lavoro può contare su 328 operai quotidianamente impegnati.

Rassicurazione che non chiude definitivamente il caso, come testimonia il commento successivo dello stesso Carugo: «Resta viva, nonostante la risposta dell’assessore alla Salute Mantovani, la preoccupazione per la sorte dei lavori e per il fatto che ben due direttori amministrativi abbiano lasciato l’incarico nel solo arco di un anno». Intanto nell’ospedale monzese il posto lasciato vacante da De Vitis è stato prontamente ricoperto. Ne farà la veci per il 2015 Maria Teresa Collico, 52 anni, avvocato, già direttore dell’ufficio affari legali dello stesso nosocomio.

Si è scelta così la soluzione interna all’azienda, e si è percorsa, da parte della direzione, la ormai consueta strada della scarsa trasparenza. I motivi che hanno portato De Vitis ad andarsene sono riassunti in una frase, contenuta nella stessa determina, molto stringata: «motivi personali». Espressione quantomeno vaga. In realtà, secondo fonti consultate dal Cittadino, le dimissioni sarebbero il risultato di un contrasto interno alla Lega, che sta – in quanto forza di governo – occupando i posti chiave in ospedali e asl. I primi scontri risalgono alla primavera del 2013, quando si doveva decidere il commissario che avrebbe ereditato il comando al san Gerardo dopo le dimissioni del formigoniano Francesco Beretta.

Due i candidati: Simonetta Cinzia Bettelini, già direttore sanitario dell’asl Mb, vicina all’assessore regionale Maria Cristina Cantù e al governatore Roberto Maroni. L’altro candidato era Mauro Lovisari, direttore generale dell’ospedale di Lecco, sempre in quota Carroccio. Vinse la Bettelini, perché Lovisari venne ostacolato dagli scandali legati a presunte tangenti per gli appalti di Expo. La Cassazione nel luglio scorso ha poi annullato gli arresti domiciliari, aprendo la strada verso il suo reinsediamento.

A Monza il nuovo commissario portò con sé dall’asl Andrea De Vitis (ora dimessosi) e l’assistente amministrativo Fabio Fogli. Oltre queste nomine, uno dei protagonisti entrati nell’entourage della direzione ospedaliera di Monza (ma non solo di Monza) è Flavio Ferrari, ad di Cancro Primo Aiuto. Una onlus che ha come presidente onorario Roberto Maroni , presidente onorario vicario l’assessore regionale alla sanità Mario Mantovani, vicepresidente onorario Walter Bergamaschi (direttore generale della sanità lombarda) e tra i vice presidenti onorari anche Matteo Salvini.

Ebbene Ferrari è amico e sostenitore del segretario del Carroccio, che su Regione Lombardia si dice non essere in rapporti sempre ottimi con l’ex ministro. Con uno staff di così grande peso, e con due big leghisti in competizione tra loro, può darsi che De Vitis si sia trovato al centro di pressioni indebite e quindi nell’impossibilità di svolgere serenamente il lavoro. E per un uomo che ha i cordoni della borsa il disagio è grave: da lui passano spese enormi, spesso di qualche milione di euro per un solo macchinario