Monza, un quartiere mobilitato per l’ex custode della scuola Rodari: «Tutta la vita per i miei studenti»

Un quartiere intero si è mobilitato per Pietro Sciancalepore, custode in pensione alla scuola primaria Rodari di Monza. Intanto lui continua a spendersi per i suoi ragazzi: «Tutta la vita per i miei studenti, vorrei poterlo fare ancora».
Monza: Pietro Sciancalepore
Monza: Pietro Sciancalepore Fabrizio Radaelli

Pietro Sciancalepore a Monza è stato non un semplice custode, ma un “angelo custode” per i bambini. Un tuttofare per gli insegnanti. Una persona unica che si è spesa, e continua a spendersi, anche adesso che è in pensione, per i bambini come fossero suoi “nipoti”.

Vive ancora nella casa del custode della scuola Rodari del quartiere Libertà, in attesa di sapere se potrà restare: per lui, che teoricamente dovrebbe lasciare l’alloggio nella primaria, si è mobilitato l’intero quartiere. Il sostegno delle famiglie e del dirigente scolastico non gli manca, visto che proprio insieme hanno sottoscritto una raccolta firme perché l’ex custode possa rimanere a prendersi cura della Rodarie, naturalmente, dei suoi ragazzi.

In forza alla scuola dal 1986 è andato in pensione nel 2015 continua a essere una colonna per tutto il personale scolastico e per le famiglie. Arrivato a Monza nel 1973, emigrato da Cerignola, ha lavorato come bidello prima alla scuola Tommaseo (dove oggi ha sede la circoscrizione) a San Rocco e poi alla Buonarroti, per due anni. Nel 1975 ha partecipato al concorso per custode di scuola, insieme a Nick Di Cuonzo, altro volto noto del personale scolastico monzese. Vincendolo ha avuto la possibilità di scegliere la sede: la nuova scuola di via Monte Grappa (dove oggi si trova il Ferrari) oppure la De Amicis.

Ha scelto la scuola di San Rocco….
Fare il custode mi ha permesso di sentirmi realizzato, stare tra i bambini era quello che volevo. Mi sento vivo e coinvolto. Quando vinsi il concorso nel 1975 scelsi San Rocco consapevole delle difficoltà che avrei incontrato. Era un quartiere nuovo, avevano appena completato le case comunali che ospitavano molti meridionali e sapevo le criticità che mi aspettavano. Queste però mi hanno sempre spronato.

E cosa faceva per gli alunni?
Negli undici anni in cui ho lavorato in questa zona ho aiutato tanti ragazzi, tenendoli lontano dalla strada, ho inventato dei tornei di calcio coinvolgendo tutti gli alunni dei plessi dell’allora 5 circolo. Aprivo la scuola alla sera per chi ne aveva necessità, li ascoltavo e spronavo a non commettere errori.

Li vede ancora?
Ancora oggi molti di quei bambini, ora adulti, mi vengono a trovare ringraziandomi per quello che ho fatto. Ne ho recuperati tanti.

Frugando un po’ tra i ricordi di quegli anni?
A San Rocco ricordo con emozione la cancellata fiorita creata dal nulla, oppure le relazioni instaurate con molti genitori. Poi nell’86 mi comunicarono lo spostamento alla Rodari. L’allora dirigente Brambillasca scrisse una lettera di stima nei miei confronti non solo a me, ma anche al sindaco, all’assessore. La conservo ancora oggi è un ricordo a cui tengo molto.

E la vita quotidiana con i bambini?
Tutto quelli ai quali ho preparato la camomilla per i mal di pancia. Oppure i lavori sempre da fare. Tra tanti bambini ricordo Alessandro, con cui piantai un albero. Viene a trovarmi ancora e controlla la sua pianta. Per non parlare di quanti piccoli ho sorretto nell’affrontare la separazione dei genitori. Quando sono andato in pensione mi hanno fatto una bellissima festa, i bambini hanno riempito uno scatolone con i loro pensieri che ancora oggi mi commuove.

Dal 2015 a oggi non ha mai smesso di essere operativo per i “suoi” bambini: è sempre a scuola, indaffarato a sistemare, aggiustare, non solo alla scuola Rodari ma in tutti i plessi del comprensivo.

Per anni ho dedicato una giornata, a giugno ai bambini di quinta. Li porto al parco per farli giocare. Tutti anche quelli che hanno il sostegno vengono, spesso sono loro a essere d’esempio per tutti gli altri. Al termine regalo una medaglia e una pergamena che scrivo personalmente. I genitori si fidano di me e alcuni ragazzi, quando tornano a trovarmi, ricordano con affetto quella giornata speciale. Non posso lasciare tutto questo. Sono la mia forza, la mia energia: il mio desiderio, salute permettendo, è restare e continuare a fare quello che faccio perché l’ho sempre fatto con il cuore.