Monza, un fiume di firme contro i chioschi: sono già più di duemila

Associazioni e comitati mobilitati. Chiedono al sindaco Roberto Scanagatti e alla giunta di ritirare la delibera che prevede l’installazione di tredici chioschi in diversi punti del centro città
Monza Gazebo raccolta firme contro chioschi comunali
Monza Gazebo raccolta firme contro chioschi comunali Fabrizio Radaelli

Le acque tra “Le rive del Lambro” continuano ad essere agitate. Le associazioni culturali e sociali non mollano e si oppongono strenuamente al progetto che prevede l’installazione di tredici chioschi in diversi punti del centro città. Nelle mattine di giovedì 31 e sabato 2 aprile presidenti e rappresentanti delle 29 realtà che hanno aderito alla protesta si sono dati appuntamento in piazza San Paolo per raccogliere firme e sensibilizzare i cittadini contro il progetto presentato dalla società Saum srl, di proprietà dell’ex assessore Vincenzo Ascrizzi, e deliberato dalla giunta la scorsa estate.

Circa 700 le firme raccolte il giorno del primo banchetto e 341 quelle di sabato mattina: sono andate ad aggiungersi a tutte le altre che, con costanza e determinazione, sono state collezionate in questi ultimi mesi. 2.142 i monzesi che ad ora si sono espressi contro i tredici dehors che, secondo i piani, nel caso in cui raccogliessero tutte le approvazioni necessarie anche da parte della Soprintendenza milanese, dovrebbero essere installati in città entro l’anno.

«Le ventinove associazioni e comitati che firmano questa lettera chiedono al sindaco Scanagatti e alla giunta di ritirare la delibera che ha autorizzato questi insediamenti per salvaguardare la bellezza del nostro centro storico», si legge nel documento che è stato consegnato ai passanti.

«Siamo contrari per tanti motivi – ha spiegato in piazza San Paolo la presidente dell’associazione mazziniana italiana Gianna Parri, una delle promotrici della “sollevazione” – Lo siamo per ragioni commerciali, perché in centro ci sono tantissimi negozi che vendono le stesse cose che, con ogni probabilità, si troveranno nei chioschi, e poi perché sono davvero molti, ormai, i negozi chiusi e sfitti per via della crisi e della mancanza di lavoro: quella dei dehors sarebbe una concorrenza sleale. Dal nostro punto di vista – conclude – Non solo deturperanno il centro storico, coprendo la vista di importanti monumenti e invadendo slarghi e piazze di rara bellezza, ma porterebbero anche maggior degrado».

La presidente della Casa della Poesia di Monza, Antonetta Carrabs, ha invitato il primo cittadino a confrontarsi in prima persona con le associazioni: «Siamo in tantissimi, perché ogni associazione o comitato raduna centinaia di persone. Vorremmo finalmente discutere con il sindaco, che è una persona molto attenta alla cultura e al sociale, di questo problema che ci sta molto a cuore».