Monza: stop al recupero del Feltrificio Scotti, per la giunta si deve tornare in consiglio

Per la giunta Allevi i cambiamenti al progetto di recupero dell’ex Feltrificio Scotti di Monza impongono la variante al Piano, quindi il ritorno in consiglio comunale. Secondo il progettista Faglia «l’allungamento dei tempi potrebbe far fuggire l’operatore».
Il piano votato in consiglio prima delle modifiche
Il piano votato in consiglio prima delle modifiche

Il Feltrificio Scotti di viale Cesare Battisti potrebbe restare abbandonato ancora a lungo: l’allarme è lanciato da Michele Faglia, il progettista che ha firmato per conto della Fondazione De Ponti il recupero del comparto che prevede, tra l’altro, la costruzione di appartamenti, negozi, uffici e un auditorium musicale.

Le modifiche al progetto presentate dalla proprietà sono state respinte dal Comune in quanto considerate una variante al Piano integrato già approvato: «Le richieste – afferma l’assessore all’Urbanistica Martina Sassoli – cambiano la fisionomia dell’intervento e definiscono una nuova ipotesi viabilistica. Ora l’operatore può scegliere se realizzare il vecchio piano o se portare avanti il nuovo: in ogni caso dovrà mettere in sicurezza l’area per evitare l’ingresso di senzatetto» e, forse soprattutto, mettere in sicurezza la ciminiera da abbattere. Se opterà per il disegno più recente, il progetto dovrà di nuovo passare al vaglio del consiglio comunale e l’avvio del cantiere slitterebbe almeno di un anno.

«Questa – commenta Faglia – è una doccia fredda: abbiamo presentato la proposta il 31 gennaio 2017 e il diniego arriva adesso. Non capisco il motivo dato che abbiamo chiesto una diversa dislocazione delle residenze senza aumentare la volumetria». L’architetto rimane sul piano tecnico e glissa sulle critiche che il centrodestra ha sempre espresso in quanto la riqualificazione non sarebbe supportata da un numero di parcheggi adeguato agli utenti del futuro auditorium.

«Valuterà la Fondazione – aggiunge l’ex primo cittadino – ma l’allungamento dei tempi potrebbe far fuggire l’operatore, collegato a un fondo di investimenti americano, pronto a realizzare appartamenti studiati apposta per gli anziani». Se il progetto dovesse partire la Fondazione aprirà una scuola di musica nella ex Casa delle aste. Tra marzo e aprile, intanto, dovrebbero essere abbattuti alcuni capannoni che, nonostante gli sgomberi, continuano a richiamare sbandati: «La proprietà – commenta Faglia – ha speso parecchio per murare gli accessi e per montare portoni in ferro che vengono sfondati».

La delibera della giunta Allevi va nel dettaglio. A partire dal parere della sopritendenza arrivato il 7 giugno scorso, un parere favorevole al progetto modificato ma arrivato ormai in estate e in cambio amministrativo a piazza Trento e Trieste. «In merito agli aspetti viabilistici e di parcamento della nuova proposta si rileva che il Settore Mobilità, Viabilità, Reti ha espresso il proprio parere preventivo in data 16.06.2017 – si legge nella delibera – Nel merito occorre anche specificare che le aree interessate dalla nuova viabilità a collegamento tra via Scarlatti e via Boito risultano di proprietà di diversi soggetti terzi. Le stesse nel Pgt» hanno classificazioni in base alle quali «gli interventi di nuova costruzione in attuazione del Piano dei Servizi dovranno prevedere opere di mitigazione ambientale ».

Poi il punto, se la proposta progettuale nuova sia o no variante al Piano attuativo. Nel primo caso bisogna ricominciare da capo, o quasi, nel secondo no. «Il piano convenzionato prevede “il mantenimento, tramite ristrutturazione, [….] della ciminiera con parte dei capannoni ad essa affiancati e, tramite intervento fedelmente sostitutivo di demolizione e ricostruzione stante la situazione di avanzato degrado, di parte del muro di confine su via Donizetti, del capannone C e di porzione dei capannoni interposti ritenuti meritevoli di conservazione volumetrica”. Ora la nuova proposta planivolumetrica, alterando le caratteristiche tipologiche, prevede la demolizione della ciminiera oltre a quota parte dei citati manufatti significativamente verso via Donizetti. Ciò comporta una sostanziale modifica degli aspetti convenzionali, a cui si può giungere solo seguendo il procedimento previsto per l’approvazione di una variante al Programma Integrato di Intervento».

E ancora: per la giunta Allevi «le modifiche richieste comportano l’approvazione di una variante al piano, peraltro in variante allo strumento urbanistico comunale a sua volta allora variato. La nuova proposta che modifica le aree a servizi in progetto va ad incidere sulla loro collocazione e sulla quantità, presupponendo un aumento dei servizi dovuti ed incidendo sul loro dimensionamento globale».

Traduzione: per la giunta è tutto da rifare, nell’iter che passa anche dal consiglio comunale. Specificando che «le modifiche che potranno essere vagliate dal Comune non dovranno comportare un aumento degli oneri economici a carico del Comune, considerato che già la proposta convenzionata incide significativamente sul Bilancio dell’Ente dovendosi il Comune fare carico – con risorse da individuare – di opere previste in realizzazione dal Pii». L’esecutivo invita la proprietà a mettere in sicurezza la ciminiera con «tutte le necessarie misure volte ad evitare problemi ed incidenti connessi ad eventuali crolli del manufatto di archeologia industriale. Oltre ad evitare che gli immobili presenti sull’area dismessa, di cui è ancora in corso l’iter di bonifica, vengano occupati da soggetti terzi creando pericolo per la salute e problemi di sicurezza urbana».