Monza, sostegno alle donne afghane: raccolta fondi per mettere in sicurezza centri antiviolenza e orfanotrofio

La monzese Cristina Rossi racconta l’attività del Cisda, il Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane Onlus: «I centri sono stati chiusi, ma le associazioni continuano ad operare, in clandestinità. Vogliamo fare rete a livello europeo, per sostenere le organizzazioni laiche e democratiche dell’Afghanistan»
Il disegno di una ragazza afghana sostenuta da una delle associazioni che collaborano con Cisda
Il disegno di una ragazza afghana sostenuta da una delle associazioni che collaborano con Cisda Paola Farina

La scorsa primavera hanno avviato la “Staffetta femminista Italia-Afghanistan” per sostenere le attività di Cisda, il Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane Onlus. Ora che l’Afghanistan è tornato nelle mani dei talebani e la situazione è drammatica, la loro attività è diventata ancora più urgente e l’impegno si è intensificato. Nel gruppo di donne c’è la monzese Cristina Rossi.

«Abbiamo creato ulteriori gruppi di lavoro per rispondere alle richieste di tante associazioni e organizzazioni che vogliono essere utili» racconta. Il Cisda ha attivato un raccolta fondi a favore delle organizzazioni e dei movimenti afghani con cui collabora da anni. Sostiene un orfanotrofio, centri per donne vittime di violenza, scuole, corsi di formazione, progetti per l’autonomia e l’indipendenza economica delle donne. «Ora la priorità consiste nel mettere in sicurezza tutti i collaboratori e gli ospiti dei centri anti violenza e dell’orfanotrofio, persone che rischiano la vita – spiega Cristina – I centri sono stati chiusi, ma le associazioni continuano ad operare, in clandestinità. Vogliamo fare rete a livello europeo, per sostenere le organizzazioni laiche e democratiche dell’Afghanistan».

Prosegue dunque con maggiore determinazione l’impegno a favore delle donne afghane, dopo che la scorsa primavera era nata l’idea della “Staffetta femminista”, progetto promosso da un collettivo di donne insieme al Cadom (centro aiuto donne maltrattate) in supporto a Cisda . Un’ originale forma di adozione a distanza delle donne afghane e delle attiviste locali di Hawca e Rawa, organizzazioni afghane supportate da Cisda . «Attiviste per i diritti umani, volontarie e operatrici impegnate nella lotta alla violenza di genere e nel supporto alle donne migranti, si uniscono in gruppi aperti al contributo di chiunque si riconosca negli obiettivi comuni – affermano le promotrici della Staffetta – Passandoci il testimone, di tappa in tappa, costruiremo un ponte di corpi, saperi e pratiche, per unirci alle attiviste afghane delle organizzazioni laiche e progressiste che lottano in gravissime difficoltà contro la guerra, il fondamentalismo e la violenza. Insieme, per abbattere tutte le frontiere costituite da quanto priva le donne del diritto alla vita e alla libertà, e testimoniare che un altro mondo è possibile». Ora più che mai il sostegno è doveroso e necessario.

«Cisda – aggiunge Cristina Rossi – in questo momento sta sostenendo l’associazione Hambastagi che organizza la distribuzione di aiuti alla popolazione sfollata a Khabul». Il Coordinamento spiega che centinaia di migliaia di sfollati si sono riversati nella capitale afghana per scappare dalla violenza dei talebani: «Non hanno cibo, acqua, elettricità, medicine. Le associazioni e le onlus locali con cui Cisda collabora da oltre 20 anni, ancora una volta, si stanno attivando per accogliere i loro connazionali in fuga nonostante il contesto insicuro e drammatico. Vogliamo iniziare ad aiutarli con un primo doveroso gesto di umanità: raccogliamo fondi, che è necessario inviare in brevissimo tempo, per fare sentire che ci siamo e continueremo a stare loro accanto». Per informazioni: www.cisda.it