Monza sfida l’Alzheimer con il centro all’avanguardia: “Il Paese ritrovato” è già realtà

Monza sfida l’Alzheimer con “Il Paese ritrovato”, il nuovo centro all’avanguardia voluto dalla coop La Meridiana e sorto in poco più di un anno. Il CittadinoMb è entrato nel borgo accanto a viale Elvezia. L’inaugurazione è sabato alle 10.30.
Monza Il paese ritrovato Residenza per malati di Alzheimer
Monza Il paese ritrovato Residenza per malati di Alzheimer Fabrizio Radaelli

Un vuoto nel sistema di cura dell’Alzheimer e delle demenze si è riempito in poco più di un anno, nel rispetto dell’iniziale tabella di marcia. Oggi in viale Elvezia, (l’ingresso è però in via Casanova) un terreno di 14 mila metri quadrati incastonato tra palazzine residenziali è diventato un paese nella città: “il Paese ritrovato”. Quel sogno iniziale della cooperativa La Meridiana, rincorso sino al perfezionamento del progetto attuale, oggi ha l’aspetto di un piccolo borgo. L’inaugurazione è in programma sabato 24 febbraio dalle 10.30.

Nel cantiere si è lavorato per tutto il 2017 senza sosta, in alcuni momenti alla presenza in contemporanea di oltre 40 addetti. Ora a popolare il paese saranno 64 ospiti e 55 dipendenti che vivranno quotidianamente i 5.530 i metri quadrati totali costruiti, a partire da una sorta di porta d’accesso, con un viale ampio, sino ad arrivare a una prima piazzetta centrale, circondata da vialetti che accompagnano alle residenze: otto mini appartamenti, con stanze singole e spazi comuni come cucina e soggiorno.

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Intorno alla piazza la presenza di alcune sedute in circolo, con verde, affacciate sulle attività al piano terra: un bar, un parrucchiere, un minimarket, una sartoria con grandi vetrate e una piccola chiesa, con un grande portone in legno pronto ad accogliere per la messa e per le festività dell’anno liturgico che scandiranno, anche con i ritocchi del campanile, lo scorrere dei giorni. Proprio come in un piccolo borgo. Perché questa è l’idea. E ancora altre residenze che si affacciano sull’altra ala, antistanti il teatro, la palestra e anche spazi per una pro loco.
Sul retro un’ampia area verde, dove sono già stati posati ulivi ed altre piante e dove c’è un grande orto, realizzato con vasche di cemento che facilitano la lavorazione del terreno e dove sono già state piantumate delle essenze. Eppoi colori su colori, delicati ma al tempo stesso ben definiti, che segnano la distinzione dei vari luoghi.

Scelte fondamentali nel “Paese ritrovato”, nuovo paradigma nella vita e nella cura delle persone con demenza: qui, semplificare al massimo il riconoscimento dei luoghi e facilitare le scelte è alla base di tutto. I percorsi, evidenti e riconoscibili, accompagneranno naturalmente gli ospiti nei vari luoghi. Anche luci e profumi aiuteranno in questo. La tecnologia, con progetti sperimentali che fanno da apripista, è l’essenza di un modello di quotidianità che restituisce dignità ai malati e dà sicurezza alle famiglie. Proprio l’assenza di un luogo intermedio tra la cura del paziente al domicilio e la presa in carico in una Rsa ha spinto a realizzare il borgo, su un modello olandese testato. Perché qui le famiglie degli ospiti troveranno uno spazio da vivere, nella normalità. E questo permetterà loro una tranquillità anche quando non saranno accanto a propri cari.


L’intera struttura, all’esterno e all’interno, è di fatto la concretizzazione della caparbietà, del saper fare e della generosità brianzola, ma anche della modernità. Sistemi di monitoraggio non invasivi sono stati previsti in tutti i luoghi, ma ancor di più varranno gli occhi dei 55 operatori. Si tratta di nuovi assunti, che saranno preparati con una adeguata formazione. Di fatto, nel “Paese ritrovato”, anche il barista sarà un operatore a tutti gli effetti, capace di vigilare e di aiutare l’ospite in ogni circostanza. Una modalità di approccio alle patologie della demenza che sarà condivisa da tutti, anche dalle famiglie degli ospiti e dalla città.

Monza sarà chiamata a partecipare alla vita del “paese”, con l’obiettivo di non nascondere le problematiche della malattia e non dimenticare che chi ne è affetto necessita di essere compreso, rispettato, sostenuto, per continuare a dare il suo contributo alla comunità.

«Abbiamo superato tutti gli ostacoli e in tempi da record siamo riusciti a far sorgere la struttura», afferma soddisfatto Roberto Mauri, direttore della cooperativa La Meridiana, che ha voluto con determinazione la struttura e che ha trovato nella comunità un sostegno, anche economico, unico. Mauri lo sottolinea: «Il progetto è stato possibile grazie alla collaborazione di tanti cittadini, di molti donatori, di enti pubblici e privati (grandi famiglie di imprenditori hanno coperto il 70% dei costi, con anche il contributo della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza e di Fondazione Cariplo) che hanno aderito a questa causa e che ringraziamo di cuore. Il Paese Ritrovato è un bene della città, del territorio, un luogo concreto per proseguire la sfida alla malattia del secolo e diventare importante punto di riferimento per persone e famiglie che hanno subito e ne subiscono i pesanti effetti».


«Sul piano della cura – prosegue Mauri – ci attendiamo che le persone colpite da un progressivo calo cognitivo possano vivere meglio e con minor stress; mentre dal punto di vista scientifico la comunità accademica e gli esperti sono molto interessati a capire quale sarà l’effetto de Il Paese Ritrovato sui malati e sulle loro relazioni familiari». Il valore terapeutico della struttura sarà infatti stabilito a livello scientifico da tre enti: il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), il Politecnico di Milano e la Fondazione Golgi Cenci, che sulla base dei dati raccolti, proporranno alla Regione Lombardia un modello.

La chiave di volta è il concetto di ritorno alla comunità di queste persone: se accudite a domicilio spesso sono isolate da tutto e da tutti, se nella rsa spesso le potenzialità residue si spengono rapidamente. Invece ne “Il Paese ritrovato” la comunità è fondamentale e porta beneficio ai malati.

Non a caso parte integrante del borgo sarà un centro diurno aperto alla cittadinanza. Qui troverà la sua sede lo sportello de La Meridiana “… E adesso cosa faccio?”. Un servizio inizialmente dedicato alle patologie neurologiche complesse, che ora estende il proprio raggio di azione anche alla demenza e all’Alzheimer.


Di fatto è uno sportello di ascolto coordinato da un’assistente sociale, con il compito di accogliere le richieste delle famiglie e orientare ai servizi di cura presenti sul territorio, per accompagnare anche sul piano burocratico e amministrativo. Il servizio è gratuito. Nel centro diurno, raggiungibile anche con un tratto di pista ciclabile (completato proprio con i lavori alla struttura) da viale Cesare Battisti, ci saranno anche ambulatori medici, con specialisti dedicati alle patologie legate alla demenza.

Previsti orti con il canto degli uccelli, musica sacra in chiesa, livello di riconoscibilità dei luoghi con odori e colori, soluzioni innovative con stanze e armadi che si aprono in presenza del legittimo proprietario, strumenti di monitoraggio non invasivi per permettere agli operatori di approcciarsi nella giusta maniera. Ma anche zone illuminate in maniera particolare, per stimolare rilassamento.

Le richieste per la residenza superano già i posti a disposizione, con una lista d’attesa destinata ad aumentare ancora. Per la maggior parte si tratta di malati in arrivo da Monza e dalla Brianza. A parità di condizioni, sarà data priorità proprio ai monzesi, poi a chi risiede nei comuni della provincia, poi agli altri. Per informazioni: assistente.sociale(at)cooplameridiana.it o 039 3905200.