Monza, ragazzi e ragazze del liceo Zucchi a scuola con la gonna: «Contro tutti gli stereotipi»

Gli studenti del liceo Zucchi di Monza, ragazzi e ragazze, mercoledì hanno deciso di presentarsi in classe indossando una gonna per lanciare un messaggio contro stereotipi e pregiudizi.
Monza studenti Zucchi in gonna
Monza studenti Zucchi in gonna

Pantaloni nell’armadio per un giorno e a scuola con la gonna. Indistintamente ragazzi e ragazze. Così gli studenti del liceo Zucchi di Monza mercoledì hanno deciso di presentarsi in classe indossando un capo particolare “per dire no alla sessualizzazione del corpo femminile e alla mascolinità tossica”. Un’iniziativa diffusa in Europa che ha preso piede a Monza. Per il secondo anno i ragazzi, nella massima libertà, hanno scelto di esprimere il dissenso verso i pregiudizi frequenti anche tra i giovani.

«Vogliamo mettere fine a tutti quegli stereotipi di cui spesso si sente parlare – dice Federico Contini, uno dei rappresentanti d’istituto – Si tratta di un’iniziativa lanciata lo scorso anno che ha riscosso un buon successo e che è stata ripresentata, in maniera anonima sui social, da un alunno. Noi rappresentanti l’abbiamo condivisa e sponsorizzata».

Così, nei corridoi della scuola cittadina, maschi e femmine hanno scelto di indossare una gonna per lanciare un messaggio forte e chiaro. La speranza è che non sia solo un gesto ma che diventi uno spunto per una riflessione costruttiva che porti a non giudicare le persone in base al vestito che indossano.

«Spesso si sente commentare l’abbigliamento delle ragazze – continua Federico – come se il loro modo di vestire fosse una continua provocazione, non deve essere così. Lo stesso vale per il concetto maschile “l’uomo deve essere forte, non può piangere” questo è un atteggiamento sbagliato, anche i ragazzi possono essere fragili e devono potersi esprimere liberamente. Lo scorso anno i più piccoli sono rimasti molto colpiti nel vedere questa dimostrazione di solidarietà e sensibilizzazione, così come anche tra i professori c’è stato chi non si è espresso e chi ha lanciato qualche commento pungente ma nessuno ha raccolto provocazioni. Ci ha colpito sapere che c’era la voglia di riproporlo (con una pagina instagram dedicata) così ci siamo resi disponibili per condividere e veicolare questo messaggio positivo».