Monza, più di 800 donne si sono rivolte ai centri antiviolenza

I dati della relazione sulla violenza nei confronti delle donne in Lombardia mostrano un aumento delle donne che si rivolgono ai centri regionali. Nella provincia di Monza sono più di 800 quelle che hanno usufruito dei servizi offerti nel 2018
Scaroe rosse, simbolo della violenza sulle donne. Sono in aumento le persone che chiedono aiuto ai centri regionali
Scaroe rosse, simbolo della violenza sulle donne. Sono in aumento le persone che chiedono aiuto ai centri regionali

Aumentano le donne che si rivolgono ai centri violenza regionali. L’anno scorso hanno superato quota 11mila.

“Solo i nuovi contatti del 2018 però sono stati 6.646, rispetto ai 5.892 casi del 2017” ha spiegato Silvia Piani, assessore alle Politiche per la famiglia, Genitorialità e Pari opportunità della Regione Lombardia. Si sono rivolte ai 50 centri antiviolenza che, insieme alle 74 case rifugio (erano 46 nel 2017) e alle 27 reti territoriali, “coprono il 100 per cento del territorio” (contro il 98,4 per cento del 2017).

Segnali che fanno pensare a un fenomeno drammaticamente presente in Lombardia come altrove, ma anche forse a una maggiore sensibilità e consapevolezza. Nella provincia di Monza, che vanta una rete territoriale e tre centri antiviolenza, le donne che hanno usufruito dei servizi sono state 819, quarta provincia in regione dopo Milano, Brescia a Varese.

Sono le cifre della quarta Relazione annuale ’La violenza contro le donne in Lombardia’, che sono stati Illustrati nel corso di un incontro con l’assessore della Regione Lombardia, alla presenza del vice prefetto di Milano Alessandra Tripodi, del presidente della Sezione autonoma ’Misure di prevenzione’ del Tribunale di Milano Fabio Roia, di Alessandra Simone, dirigente dell’Anticrimine della Questura di Milano, e di Luigi Manzini, tenente colonello del Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Milano.

Le donne che hanno contattato i centri antiviolenza, hanno chiesto: informazioni generiche, il 63 per cento; ascolto/sfogo, il 49 per cento; informazioni legali, il 31 per cento; percorsi psicologici, il 21 per cento; ospitalità, casa, lavoro, denaro, il 10 per cento; richiesta sanitaria, il 2 per cento; emergenza h24, il 2 per cento; altro (possibili più motivazioni) l’1 per cento.

I maltrattanti sono: marito o convivente, 60 per cento; ex marito o ex convivente, 17 per cento. I tipi di maltrattamento sono: psicologico, 86 per cento; fisico, 72 per cento; economico, 31 per cento; stalking 19 per cento (indicati più maltrattamenti).

Per le donne prese in carico sono stati individuati percorsi per risolvere anche i problemi della casa e del lavoro.