Monza e la lotta allo scompenso Studi sull’ormone della gravidanza

La Cardiologia dell’ospedale San Gerardo di Monza è tra i centri italiani coinvolti in un nuovo studio internazionale che promette di rivoluzionare la terapia per la cura dello scompenso cardiaco. Ora il cambiamento potrebbe essere l’introduzione di un ormone, la relaxina, prodotto dalle donne in gravidanza.
Felice Achilli , primario di cardiologia al San Gerardo di Monza
Felice Achilli , primario di cardiologia al San Gerardo di Monza

La Cardiologia dell’ospedale San Gerardo, diretta da Felice Achilli, è tra i centri italiani coinvolti in un nuovo studio internazionale che promette di rivoluzionare la terapia per la cura dello scompenso cardiaco, una malattia che ogni anno colpisce solo in Lombardia 20mila persone. Ora il cambiamento potrebbe essere l’introduzione di un ormone, la relaxina, sintetizzato in un farmaco Novartis: la serelaxina.

Si tratta di un ormone prodotto nella donna dalle ovaie, dalla mammella e in gravidanza. Nell’uomo è prodotta dalla prostata ed è presente nello sperma favorendo la motilità degli spermatozoi.

Lo studio sull’utilizzo della relaxina nella cura dello scompenso cardiaco acuto nasce dall’osservazione di uno dei sintomi più frequenti: l’aumento repentino di peso per l’accumulo di liquidi.

“E’ esattamente quanto accade alle donne in gravidanza- spiega Antonella Vincenzi della Cardiologia del San Gerardo- accumulano anche più di dieci chili di liquidi durante la gestazione, ma il loro cuore riesce a far fronte a questo cambiamento”.

Da qui l’interesse di uno degli ormoni prodotti dalla donna in gravidanza e il suo utilizzo per la cura dell malattie cardiovascolari oltre che nelle patologie della gravidanza.

“E’ una terapia a cui guardiamo con grande interesse- commenta Achilli- perché nella fase 2 ha già dimostrato non solo di ridurre i sintomi, ma anche la mortalità dei pazienti. A 180 giorni dall’evento su 580 pazienti trattati i decessi sono stati 42, contro i 65 tra i pazienti non trattati”.

“Siamo pronti a partire tra un paio di settimane con i primi pazienti- spiega Antonella Vincenzi responsabile del progetto per Monza- dovremmo coinvolgerne almeno una decina”.

I primi sintomi di uno scompenso cardiaco acuto sono il battito cardiaco irregolare, un rapido aumento di peso dovuto all’accumulo di liquidi nel corpo, un’improvvisa sensazione di annegamento. Il cuore perde progressivamente la sua capacità di pompare sangue in modo adeguato e le conseguenze possono essere letali. Ad oggi il 3-4% dei pazienti colpiti non sopravvive al primo episodio, il 20-30% muore nell’arco di un anno, il 70% entro i 5 anni.