Monza, l’ora degli sgomberi: «Non tollero sacche di degrado e illegalità»

FOTO Sgomberi - Ex Diefenbach - Aveva annunciato i primi provvedimenti di sicurezza entro 72 dal suo insediamento. A una settimana dalla proclamazione del neo sindaco Dario Allevi a Monza è arrivata l’ora degli sgomberi. «Non ho intenzione di tollerare sacche di degrado e di illegalità», dice Allevi.
Monza Sgombero via Curtatone
Monza Sgombero via Curtatone Fabrizio Radaelli

Aveva annunciato i primi provvedimenti di sicurezza entro 72 dal suo insediamento. A una settimana dalla proclamazione del neo sindaco Dario Allevi a Monza è arrivata l’ora degli sgomberi. Sgomberate mercoledì le aree occupate abusivamente in via Curtatone e via Solferino, murati gli accessi per evitare nuovi ingressi.

Nel mirino anche le fabbriche dismesse come l’ex Diefenbach, rifugio organizzato per persone senza una casa.


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Via Borgazzi – Ci vivono uomini, donne e qualche bambino: ovviamente abusivamente. Tra loro c’è anche qualche famiglia, forse rom. La ex fabbrica è occupata da tempo, la gente del quartiere lo sa e, quasi, non ci fa più caso. I movimenti attorno ai cancelli si notato alla sera e alla mattina presto. «Ma non si sono mai verificati grossi problemi», dice un passante.

Dentro, nei reparti in cui fino agli anni anni Novanta hanno funzionato i macchinari per la produzione e la limatura di macchine per la spremitura e la raffinazione delle olive e per il filtraggio dei fanghi, ci sono alcune tende da campeggio. Sono piccole, ben allineate e chiuse con la cerniera: i grandi ambienti ormai senza porte né finestre sono perfino ordinati. Fuori da quelle che sono diventate mini casette ci sono i tappetini, su alcuni sono appoggiate le ciabatte, segno che la notte qualcuno ci dorme.

Altre tende, in tutto sono una trentina, sono state montate nell’ex magazzino dei materiali dove c’è uno stendibiancheria con abiti da donna. I più fortunati, forse i componenti di una intera famiglia, sono riusciti a ricavarsi un appartamentino, diviso con tavolati dal resto del vasto ambiente: dentro ci sono alcuni materassi, un’altra tenda e, abbandonata per terra, una bambolina. È l’unico giocattolo, l’unico indizio che nella ex Diefenbach dovrebbe vivere almeno una bambina che, del resto, alcuni passanti hanno notato nei giorni scorsi.

Non ci sono, invece, cucine o fornelli né resti di cibo: forse pranzo e cena vengono preparati e consumati altrove. Sui cumuli di spazzatura abbandonata in un paio di punti del cortile invaso dalle erbacce si notano soprattutto bottiglie di acqua vuote e qualche flacone di detersivo.

«Parlerò con i proprietari – spiega il sindaco Dario Allevi – chiederò loro di far sgomberare la Diefenbach. Non ho nessuna intenzione di tollerare sacche di degrado e di illegalità. Cercheremo di intervenire anche nei pressi della Boscherona, dove è accampata una carovana rom. Se tra loro ci sono dei bambini coinvolgeremo i servizi sociali».

Via Curtatone e via Solferino. Sono state sgomberate mercoledì di prima mattina, il blitz della polizia di stato è iniziato poco dopo le 8 nella piccola traversa di via Cavallotti.

Un’operazione rapida: nei locali della palazzina di proprietà di regione Lombardia le forze dell’ordine hanno trovato solo una donna, anziana. Le altre persone che da circa un mese occupavano la struttura si erano già allontanate. «Probabilmente lo sapevano, avevano ricevuto una soffiata – commentano gli agenti – e sono riusciti a non farsi trovare».

A poche centinaia di metri di distanza, in via Solferino, nei locali dell’ex Cgs, la fabbrica inventata da Camillo Olivetti agli inizi del Novecento, un altro sgombero avveniva quasi in contemporanea. Cinque camionette della polizia di stato e agenti in tenuta antisommossa poco dopo le 9 hanno occupato il tratto terminale della strada.

Traffico deviato e curiosi in attesa di vedere qualcosa. Ma nei locali del complesso industriale dismesso gli agenti non hanno trovato nessuno.

E se l’occupazione di via Curtatone risultava una novità, cavalcata dall’allora candidato sindaco e oggi neo primo cittadino Dario Allevi, quella di via Solferino era questione da tempo nota: gli sbandati che l’avevano scelta come residenza l’avevano ormai trasformata in una vera e propria casa, con tanto di cucina, letti vari, zone giorno e zone notte. Per entrarci era sufficiente aprire il cancelletto di ingresso pedonale, da tempo rotto: l’aveva fatto anche il Cittadino, per raccontare come si viveva in una delle tante aree dismesse della città. Dopo un sopralluogo da parte dell’Ats, che si è verificato nella tarda mattinata di ieri, sigilli anche per la palazzina di via Curtatone dove, fino a poche ore prima dello sgombero, il via vai era costante.

Se le forze dell’ordine avessero fatto irruzione la sera prima avrebbero trovato circa una decina di persone, tra cui almeno due minori. Alle 22 di martedì sera una donna e una bambina, madre e figlia rom, entravano dal cancello d’ingresso dello stabile portando con sé dell’acqua.