Monza, l’immigrazione e la sicurezza: il confronto a tre voci nell’auditorium del Cittadino

Un confronto a tre voci sui temi dell’immigrazione e della sicurezza, con un focus particolare sulla realtà monzese. È stato molto partecipato l’incontro nell’auditorium del Cittadino con Magdi Cristiano Allam, Monsignor Rolla e il sindaco Dario Allevi organizzato dal medico Adalberto Valenti.
Monza, convegno Immigrazione e sicurezza con Magdi Cristiano Allam, Monsignor Rolla e il sindaco Dario Allevi nell'auditorium del Cittadino
Monza, convegno Immigrazione e sicurezza con Magdi Cristiano Allam, Monsignor Rolla e il sindaco Dario Allevi nell’auditorium del Cittadino Federica Fenaroli

Un confronto a tre voci sui temi dell’immigrazione e della sicurezza, con un focus particolare sulla realtà monzese. Le parole di Magdi Cristiano Allam hanno scaldato gli animi e trovato il favore del pubblico presente nella sala Talamoni della redazione del Cittadino: la sera di mercoledì 10 gennaio il giornalista e scrittore egiziano, naturalizzato italiano, ha partecipato al convegno promosso dal medico Adalberto Valenti e moderato dal direttore Claudio Colombo. Presenti anche il sindaco di Monza Dario Allevi e il vicario episcopale monsignor Maurizio Rolla.

«Lo stato, come istituzione – ha argomentato Allam – si regge su due pilastri: la rigenerazione della vita e la garanzia della sicurezza. Nel nostro paese questi due pilastri sono venuti meno: stiamo assistendo a una fase di completa decadenza della nostra civiltà. Era successo all’impero romano, prima che andasse in frantumi, e sta succedendo a noi, adesso: con l’apertura dei confini allo straniero, che non condivide i nostri valori, il rischio è che il nostro paese, un paese ormai vecchio, dove non si fanno più figli, diventi terra di conquista per questi giovani migranti».

Monza ne ospita più di cinquecento: a fare il punto su quello che sta succedendo in città è intervenuto il sindaco Allevi.
«L’Italia è sempre stato un paese accogliente – ha spiegato – e continuerà ad accogliere volentieri chi ha intenzione di rispettare le nostre leggi, le nostre regole e la nostra cultura: non gli altri».
«In Lombardia vivono di espedienti circa centomila clandestini – ha continuato il sindaco – Quasi come la popolazione di Monza. Vivono di spaccio, di furti e di prostituzione. Come sindaco sto cercando di contrastare queste sacche di illegalità, nonostante la scarsità di risorse a disposizione dei comuni, nonostante il blocco delle assunzioni e l’organico insufficiente della nostra polizia locale».


Dai presidi in via Arosio, di fronte alla stazione, e ai boschetti reali, fino ai blitz, sempre più frequenti, nei luoghi più caldi della città – come i giardini di via Azzone Visconti, di via Cavour e in piazza Castello: «Abbiamo cercato di arginare il fenomeno così, in questi mesi – ha proseguito Allevi – Speriamo che il governo nelle prossime settimane ci dia la possibilità di rimpinguare il corpo di polizia locale. E speriamo che finalmente si possa inaugurare la Questura nell’area dell’ex IV Novembre: la aspettiamo dal 2009, da quando ero presidente della provincia. Con un maggior numero di uomini in divisa sul territorio, potremo garantire maggiore sicurezza».

Un’altra questione tutta monzese è quella del condominio di via Asiago e dei problemi di convivenza generati dalla presenza, ormai pluriennale, di decine di migranti: un aspetto, ha commentato il sindaco, su cui si deve per forza trovare al più presto una soluzione definitiva.

“Mosca bianca”, come lui stesso si è definito nel corso della serata, monsignor Rolla: «Non ho mai percepito Monza come città particolarmente insicura – ha commentato – Ogni persona che arriva è un famigliare di dio: perché negare la bellezza di un incontro, di un confronto, la gioia dell’accoglienza? Il nostro primo atteggiamento deve essere quello di non respingere i migranti, ma di stringere loro la mano. Di ascoltarli, di spingerli a raccontare: così noi li possiamo conoscere e aiutare meglio».

Aiutarli sì, ma nei loro paesi di origine: questo, invece, il punto di vista Allevi e Allam. «Il business dell’immigrazione non si ferma perché la criminalità organizzata ci sguazza – ha spiegato Allam – L’Europa e l’Italia invece dovrebbe garantire a questi giovani, soprattutto africani, il diritto a non emigrare. Il diritto a vivere dignitosamente a casa loro. Solo in questo modo noi italiani potremo tornare a vivere dignitosamente a casa nostra, e aiutare al meglio i nostri poveri, il cui numero cresce sempre di più».