Monza: il nuovo ponte di via Colombo intitolato al beato Talamoni, patrono della Provincia e nato poco più in là – FOTO

Il nuovo ponte di via Colombo a Monza è stato intitolato al beato Luigi Talamoni ed è il «segno indelebile» della sua eredità.
Intitolazione ponte a Luigi Talamoni
Intitolazione ponte a Luigi Talamoni Fabrizio Radaelli

Il nuovo ponte di via Colombo a Monza è il «segno indelebile» dell’eredità del beato Luigi Talamoni: lo ha affermato il sindaco Dario Allevi venerdì, durante la cerimonia di intitolazione dell’opera al patrono della Provincia. Alla scopertura della targa hanno partecipato, tra gli altri, il prefetto Patrizia Palmisani, il presidente della Provincia Luca Santambrogio e la giunta quasi al completo. Monsignor Talamoni, nato in vicolo Mulini a pochi metri da via Colombo, è stato «un servitore della comunità a 360 gradi, è stato capace di creare relazioni profonde e ha vissuto sempre per i più fragili come dovrebbe fare qualsiasi amministratore pubblico» ha ricordato il primo cittadino secondo cui la memoria del beato dovrebbe unire la Monza di ieri, quella di oggi e quella di domani. Persone come il beato Talamoni, ha notato, vanno ricordate perché tutti possano prendere esempio da loro.

Monza: il nuovo ponte di via Colombo intitolato al beato Talamoni, patrono della Provincia  e nato poco più in là - FOTO
Intitolazione ponte a Luigi Talamoni

«Talamoni – ha commentato suor Laura Miolo, madre generale della congregazione delle Misericordine – ha saputo creare tanti ponti di carità e di cultura grazie al suo pensiero» e alla sua attività di insegnante. Gli amministratori, ha aggiunto, dovrebbero avere occhi, bocca e mani come le sue per servire la città.

La struttura, ha affermato il canonico del Duomo don Eugenio Dalla Libera, rappresenta la sintesi concreta della missione del beato che, come confessore, è stato costruttore di ponti spirituali che hanno permesso di riconciliare molte persone con i loro famigliari e con il Padreterno. È stato, però, anche instancabile realizzatore di ponti terreni con la sua opera sociale e in consiglio comunale.

«Vogliamo raccogliere la sua eredità – ha proseguito il sacerdote – vogliamo demolire le barriere sempre più alte e più forti che ci sono a livello nazionale e internazionale».