Monza fa scuola in Italia: dai cappotti solidali al no alle pellicce

Dai cappotti alle pellicce, sembra proprio che Monza faccia scuola. Le due cose sono separate, ma riguardano iniziative partite in città e esportate ben oltre i confini della Brianza. Sono i cappotti solidali dell’associazione Salvagente e il bar che mette al bando le pellicce, imitato dal pizzaiolo Gino Sorbillo.
Monza, No Pelliccia: la provocazione Bar Arengo è stata adottata anche dal pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo
Monza, No Pelliccia: la provocazione Bar Arengo è stata adottata anche dal pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo Fabrizio Radaelli

Dai cappotti alle pellicce, sembra proprio che Monza faccia scuola. Le due cose sono separate, ma riguardano iniziative partite in città e esportate ben oltre i confini della Brianza. Sono i cappotti solidali dell’associazione Salvagente e il bar che mette al bando le pellicce.

I cappotti. L’associazione Salvagente a inizio gennaio aveva intercettato un post americano su facebook: hai bisogno di un cappotto? Prendilo; vuoi aiutare? Lasciane uno. Era il messaggio semplice appeso su una gruccia porta abiti. Dall’idea all’azione il passo è stato breve e la sera del 14 gennaio Monza aveva esposto il primo attaccapanni in piazza Carrobiolo, alla libreria Duomo. Da lì l’iniziativa si è allargata in città, a Bellusco e Vimercate. Dalla scorsa settimana anche a Desio, in una vecchia cabina telefonica di via Garibaldi a cura del gruppo Lo spazio bianco. E poi anche in Emilia, in Veneto, in Abruzzo. Fino alla Sicilia e in questo caso non per iniziativa di un privato, ma del Comitato Regionale Croce rossa.


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“Vista l’ondata di gelo e freddo che ha colpito parecchi territori causando diverse vittime, la Croce Rossa Comitato Regionale Sicilia ha deciso di promuove il progetto (nato da un idea Americana e giunta in Italia grazie all’associazione salvagente di Monza) denominato “Prendi un cappotto, lascia un cappotto: stai caldo” – dice l’informazione sul sito www.cri.it – I volontari della Croce Rossa diffonderanno il progetto nel proprio territorio di competenza, avendo cura di coinvolgere ed informare quanti più cittadini ed esercenti sensibilizzandoli sulla cultura dell’aiuto e della solidarietà. Il dono in oggetto sarà un caldo cappotto, o un giaccone, o una sciarpa o un cappello, in buono stato e pulito, da lasciare appeso in un ROSSO appendiabiti riconoscibile da un cartello con il logo Croce Rossa Italiana ed il nome del progetto”.

E poi le pellicce. La scorsa settimana il bar Arengo di Monza ha deciso di appendere un cartello alla porta: “Io non posso entrare”. Oggetto del divieto non un cane, ma una pelliccia perché “in questo bar si rispettano gli animali”.
“Una provocazione”, aveva spiegato la titolare Angela Sorgente al Cittadino prima di raccontare l’iniziativa a (quasi) tutte le testate nazionali. Tanto da aver anche sistemato un appendiabiti all’ingresso per invitare le clienti a lasciare all’esterno i capi. Senza successo, da questo punto di vista: “Ovviamente nessuno ha accolto il nostro invito e così da qualche giorno le ragazze e le signore in pelliccia preferiscono non entrare nel mio bar”, aveva continuato. Pubblicità gratuita, ha sentenziato qualcuno, in mezzo ad altri commenti invece positivi.


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Questa settimana l’iniziativa è approdata a Napoli, a casa di Gino Sorbillo. Uno dei nuovi re della pizza napoletana ha raccolto il testimone brianzolo: “Indossi la pelliccia? No pizza”. La motivazione rispecchia quella della collega monzese: “In questa pizzeria si rispettano gli animali”.

Secondo quanto riporta la stampa locale, e i commenti sulla pagina facebook, i clienti sembrano aver apprezzato la scelta.