“Monza è una città vecchia e immobile, serve un piano”: le proposte di HQ

L’associazione HQ Monza mette sul tavolo un piano per il rilancio della città, “vecchia e immobile”. A partire dalle periferie.
Il centro di Monza
Il centro di Monza Erminio Ferranti

“Da diversi decenni Monza è una città̀ praticamente immobile”. Che vuol dire incapace di rinnovarsi e di adeguarsi al presente, così di pensare al futuro: è l’opionione dell’associazione HQ Monza, che ha presentato all’assessore all’urbanistica Martina Sassoli un documento con le sua proposte per cambiare rotta: “I profondi cambiamenti che hanno interessato Milano e tutta l’area metropolitana allargata, con il passaggio da una società industriale a una di terziario avanzato, non hanno nemmeno sfiorato la nostra città, che in questo modo è in- vecchiata inesorabilmente. Ci sono segnali evidenti di declino e degrado”, hanno scritto.

E allora non più la città del parco, ma una città-parco con verde diffuso a partire dalle aree dismesse, così come una città verticale, perché “recuperare ampi spazi verdi in zone densamente abitate come la nostra richiede innanzi tutto di superare anacronistici vincoli sull’altezza degli edifici, per consentire nuclei di sviluppo in verticale, naturalmente salvaguardando le zone storiche”.

Poi gli investimenti sull’energia, promuovendo fotovoltaico e geotermico, e allo stesso tempo cercare gli strumenti per perdere il primato di una della città più inquinate: “Analizzando i dati monzesi contenuti nel Catasto Regionale degli impianti termici, si può vedere come nella nostra città le caldaie in classe A (poco inquinanti) rappresentino non più del 20% del totale. Se vogliamo perdere il titolo di città più inquinata della Lombardia, rinnovare il parco caldaie è indispensabile ed è un’operazione che il Comune dovrebbe promuovere e in qualche misura favorire, anche in aggiunta ai bonus fiscali statali”.

Poi un’accelerazione sul fronte della sicurezza, ovviamente la metropolitana, il trasporto pubblico potenziato (per esempio con “ bus piccoli elettrici, con itinerari flessibili a chiamata capaci di generare frequenza senza impiego eccessivo di risorse”), un piano per la mobilità logistica. Infine: la città delle periferie, o meglio la città policentrica, dove non esistono solo le attenzioni al centro, “un concetto che in molte aree densamente urbanizzate del mondo si sta progressivamente traducendo in realtà concreta. Ma da noi siamo fermi alle parole”. Che passi, per esempio, da una piazza vera per quartiere, dai centri civici, dagli spazi verdi, dalle ztl diffuse.