Monza, è polemica sulle rette dei nidi: mamme e Comune si aggiornano al 26 agosto

L’aumento imprevisto delle tariffe dei nidi comunali a Monza ha scatenato un putiferio, sui social, via whatsapp e pure attraverso le”vecchie” mail. Le famiglie accusano incrementi anche dell’80%. Dopo l’incontro in Comune, le parti si sono aggiornate al 26 agosto.
Asili nido a Monza
Asili nido a Monza Radaelli Fabrizio

Le mamme non ci stanno alla “stangata balneare”. L’aumento imprevisto delle tariffe dei nidi comunali ha scatenato un putiferio, sui social, via whatsapp e pure attraverso le”vecchie” mail. Risultato? Caselle di posta e profili pubblici intasati e famiglie che hanno dato il via a un vero e proprio passaparola di informazioni.

Sono ormai più di cento le famiglie che si sono mosse a sostegno della protesta, legata all’aumento delle tariffe dei nidi. Una delegazione proprio mercoledì, nel tardo pomeriggio, ha incontrato l’assessore per sottoporre la questione nella speranza di trovare una soluzione.

Come loro stesse sottolineano in un documento sottoscritto dal gruppo “Mamme di Monza”: «Sono stati deliberati aumenti esponenziali alle rette, sia per le situazioni di reddito familiare più basso sia per quelle più alte. Per essere un servizio rivolto alle famiglie, che con la crisi si trovano già in difficoltà più, è davvero una stangata. È stato modificato il metodo di calcolo delle rette, sono presenti nove fasce isee, in base alle quali viene decisa la retta da pagare».

Ma per essere chiare, precisano che « se una famiglia lo scorso anno pagava una retta massima di 440euro, se non ha avuto variazioni di reddito, ora può pagare sino a 678euro. Ovvero un aumento di circa il 55 percento. Una famiglia con un’Isee di 6.500 euro che nell’anno 2014/2015 pagava, per il tempo pieno, una retta di 92,95 euro, adesso verrebbe a pagare 129 euro. Un aumento del 38 percento. Ancora: una famiglia con un’Isee di 7mila euro che l’anno precedente pagava per il tempo pieno la retta di 100,1 euro adesso dovrebbe pagare 181 euro, un aumento dell’81 percento. Infine: una famiglia con un’Isee di 29mila euro che l’anno scorso pagava, sempre per il tempo pieno una retta di 414,7euro, adesso pagherebbe 527 euro, un aumento del 27percento».

I conti, per le famiglie monzesi, non tornano. «La nuova suddivisione in fasce inoltre, è secondo noi poco corretta soprattutto nei confronti di chi si trova per poco in una fascia più alta. Lo si capisce bene dagli esempi. Con il vecchio metodo di calcolo tramite coefficiente, le tariffe erano giustamente diversificate e personalizzate».

Altro aspetto, bollato dalle mamme come «scandaloso», è la tempistica adottata dal Palazzo: gli aumenti sono stati comunicati ufficialmente con una delibera fatta il 2 luglio 2015, a iscrizioni già avvenute. Le richieste di iscrizioni devono infatti pervenire all’ufficio asili nido entro il 15 maggio di ogni anno, i nuovi iscritti hanno fatto domanda di iscrizione alla cieca, così come le famiglie che hanno bimbi che già frequentano il nido, hanno tacitamente e inconsapevolmente confermato l’iscrizione per il mese di settembre.

Insomma, ad averlo saputo prima le famiglie avrebbero potuto scegliere se continuare con un nido comunale o sceglierne uno privato. I genitori, per continuare la protesta, hanno attivato l’indirizzo email mamme.monza@gmail.com mentre, per raccogliere adesioni, facebook è la loro cassa di risonanza e il gruppo è sempre più compatto e numeroso.

Dopo l’incontro in Comune con l’assessore all’Istruzione Rosario Montalbano, le parti sono riaggiornate a un nuovo incontro il 26 agosto.
«Poiché a noi risultano importi diversi da quelli presentati dalle famiglie, durante l’incontro – ha spiegato l’assessore – ho fatto presente che per una corretta equiparazione delle cifre è necessario utilizzare un metodo e dei parametri univoci. Comunque ho preso atto di quanto esposto e ho concordato con la delegazione di rivederci il 26 agosto, per verificare nuovamente i calcoli e fornire risposte e ulteriori chiarimenti sulle questioni sollevate».

L’amministrazione in una nota ha ricordato “che la revisione delle rette si è resa necessaria perché i vecchi importi versati dalle famiglie concorrevano a coprire solo il 21% dei costi del servizio, per il resto finanziato dal Comune. Con l’adeguamento la percentuale è ora salita al 27%”.

Il costo totale del servizio nidi è superiore ai 5 milioni di euro all’anno, che, ripartiti per ciascun bambino esclusi i contributi regionali e le rette pagate dalle famiglie, si traduce in un costo per il Comune di circa 800 euro mensili per ogni bambino.

“L’assessore Montalbano ha confermato che gli aumenti per la fascia di popolazione con redditi medio bassi e per l’orario base di frequenza si attestano tra il 9 e il 25% medio (maggiore per i redditi più alti), ipotizzando che i valori rilevati dai genitori siano frutto di un diverso metodo di calcolo”, conclude la nota.