Monza e il caso Manzoni: «Sul teatro chiederemo ai cittadini»

In consiglio comunale a Monza il “caso Manzoni” e il bilancio in rosso della civica Borsa. Il futuro del teatro tra costi e strutture: il sindaco Allevi promuove il piano culturale, ma insiste sul progetto di un nuovo spazio. Dopo Natale un confronto aperto sul tema.
Monza Presentazione stagione teatrale Teatro Manzoni
Monza Presentazione stagione teatrale Teatro Manzoni Fabrizio Radaelli

Saranno i monzesi a dire se vogliono tenere in vita il Manzoni o se preferiscono vedere nascere un nuovo teatro: il sindaco Dario Allevi ha ribadito lunedì in consiglio comunale l’intenzione di pensionare la sala, già espressa in campagna elettorale.


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Il progetto è riemerso durante il dibattito sul bilancio 2016 dell’azienda speciale Paolo Borsa, chiuso con una perdita di poco più di 119.000 euro di cui 94.465 generati dalla gestione del teatro e poco meno di 25.000 dall’organizzazione dei corsi di formazione professionale.

Il rosso è stato coperto dal Comune che, peraltro, lo scorso anno aveva ridotto di 63.000 euro i 154.400 euro versati come contributo per l’allestimento della stagione di prosa 2014-2015.
I conti, ha affermato la direttrice della Borsa Barbara Vertemati, dovrebbero migliorare e nel 2018 il consuntivo dovrebbe chiudere con un attivo di 5.000 euro che dovrebbe sfiorare i 10.000 nel 2020.

«Negli ultimi quattro mesi – ha precisato – i ricavi dalla vendita dei biglietti sono aumentati mentre sono diminuiti i costi delle collaborazioni. Il prossimo anno proporremo venti spettacoli in più, alzeremo lievemente il prezzo degli ingressi e cercheremo nuove sponsorizzazioni».

«Noi puntiamo molto sulla cultura – ha dichiarato il sindaco – la precedente amministrazione ha individuato una direttrice artistica straordinaria. Il Manzoni, però, non è una struttura storica: non risale all’Ottocento e, per questo, chiederemo ai cittadini cosa intendono fare».

Dopo Natale, ha annunciato, il teatro aprirà le porte per un confronto dedicato al suo futuro a cui interverranno studenti e docenti del Politecnico invitati a elaborare studi di fattibilità sul recupero dello stabile e sulla costruzione di una nuova sala.

Il Manzoni, così come la scelta di affidare la sua gestione alla Borsa, è stato difeso dal Pd: «Non è – ha commentato Paolo Pilotto – una scarpa vecchia. Negli ultimi vent’anni sono stati effettuati diversi lavori per metterlo in sicurezza e sono state sostituite le poltrone. Ora accettiamo la sfida di una gestione non necessariamente in perdita».

«È – ha notato Egidio Longoni – uno dei teatri più frequentati della Lombardia. La sua fatiscenza è dovuta a Scenaperta, che abbiamo liquidato, che aveva la responsabilità di metterlo in sicurezza e non l’ha fatto». Il sostegno del Comune, ha aggiunto, non può essere considerato un buco in quanto l’utilità sociale della cultura difficilmente è misurabile in denaro.

L’amministrazione, ha ricordato Roberto Scanagatti, sostiene l’attività teatrale da quando l’assessore Gianmario Gatti «con molto coraggio» propose al proprietario dell’allora cinema Manzoni di allestire una stagione di prosa.
«In quegli anni investiva 500 milioni di lire e riteniamo che debba continuare a supportare una realtà che, a vario titolo, attira 38.000 spettatori» e che, con una sinergia più stretta con il Binario 7 potrebbe sperare di spuntare qualche risorsa statale. L’affidamento della sua gestione alla Borsa, ha concluso, consente di ottenere vantaggi anche fiscali.