Monza, da un call center abusivo truffa a clienti delle riviste delle Forze di Polizia

Operazione della Polizia Postale di Cagliari che indaga 46 persone che avrebbero estorto denaro con telefonate minacciose a clienti delle riviste delle Forze di Polizia. Le telefonate partivano da appartamenti tra Monza e Milano adibiti a improvvisati call center
Operazione della Polizia Postale, sgominata truffa ai clienti di riviste delle Forze di Polizia
Operazione della Polizia Postale, sgominata truffa ai clienti di riviste delle Forze di Polizia

Trasformavano appartamenti tra Monza e Milano in improvvisati call center. E da lì facevano partire telefonate minacciose per estorcere denaro ai clienti di riviste delle Forze di Polizia. Sedicenti funzionari di Tribunali di Cagliari, Milano, Roma e altrettanto fantomatici avvocati si presentavano paventando pignoramenti e procedimenti penali per chi non voleva pagare.

Una delle vittime era stata costretta a sborsare 130mila euro, una donna di oltre 90 anni ne ha scuciti 30mila, un commerciante 80mila. Una truffa, quella scoperta dalla Polizia postale di Cagliari, che ora vede indagate 46 persone, molte delle quali residenti proprio in Lombardia. Un raggiro da 3 milioni di euro con 8mila contatti, fra tentati e riusciti, con le vittime e 350 persone offese.

Tutto è nato dalla denuncia di un sacerdote sardo che qualche tempo fa aveva sottoscritto un abbonamento telefonico per una rivista delle Forse di Polizia. Quando il religioso si è visto contattare da persone che si presentavano come funzionari di Tribunale ipotizzando, appunto, pignoramenti o addirittura l’apertura di procedimenti penali, si è rivolto alla Polizia, che ha smascherato l’imbroglio evitando al prete di sborsare altri 2.900 euro.

Gli investigatori coordinati dal pm cagliaritano Gaetano Porcu hanno scoperto che dietro le telefonate all’origine delle estorsioni c’erano gruppi criminali che gestivano call center clandestini, situati tra Monza e Milano.

I soldi intascati con le estorsioni (ma i reati contestati a vario titolo sono anche riciclaggio, sostituzione di persona, molestie e disturbo alle persone) venivano depositati su conti bancari e postali che risultano intestati a società fittizie (ne sono state individuate 13) del settore recupero crediti. Da qui venivano dirottati su altri conti correnti, che facevano capo a dei prestanome, e quindi prelevati con il bancomat.

Le indagini si sono estese anche a Bari, Reggio Calabria e Perugia