Monza curiosa: la storia dello zoo (anzi due) nel Parco

Il Parco di Monza ha ospitato uno zoo due volta: la prima come vero progetto negli anni Trenta, la seconda per dare rifugio agli animali durante i bombardamenti di Milano. Ecco le loro storie.
L’elefante dello zoo nel Parco di Monza
L’elefante dello zoo nel Parco di Monza

“È dunque stabilito che anche Monza avrà negli impareggiabili giardini del Palazzo Reale un reparto zoologico. Il fatto che ne possiamo parlare in questa Rivista che del Comune è l’organo ufficiale, vuol dire che la cosa è assolutamente certa anzi, dovrà avere la sua attuazione con la prossima Fiera di San Giovanni.”

Così Enrico Belotti sulla Rivista di Monza del maggio 1935, annunciava trionfante la realizzazione di uno zoo nei giardini della Villa.

Come per altre iniziative, – prosegue il testo – la città briantea ha preceduto numerose altre consorelle ben assai più popolose e possenti, così anche con questa espressione di complemento della vita cittadina, Monza viene a dare un simpatico esempio. Poiché è bene tener conto di quanta attrattiva siano i parchi zoologici che, in numero pressoché trascurabile in Italia, all’estero, non v’è città d’una certa importanza che ne sia priva. E questo per il motivo che gli zoo vengono considerati — e giustamente — non solo quali mete di svago domenicale, ma come grandi centri viventi di istruzione, particolarmente per la gioventù, che di tutto deve sapere un po’ ed essere preparata a tutte le più strane e imprevedute vicende della vita. Perciò molti zoo sono mantenuti in efficienza, anche se le finanze delle rispettive città sono sovente chiamate a colmare le lacune del gettito delle entrate a pagamento.

“Questo concetto deve essersi affacciato ripetutamente alla mente del Podestà di Monza guardando con insistenza a quel quadro di insuperabile suggestione e imponenza quale è il complesso dei giardini del Palazzo Reale cornice grandiosa e meravigliosa di una fra le belle dimore reali d’Europa. Ma la poesia e l’incanto che emanano da tanta esuberanza di bellezze naturali da secoli saviamente determinate e sempre saviamente disciplinate da tanta dovizia di alberi d’alto fusto di ogni specie, dai viali, dalle montagnole, dai larghi specchi e dai corsi di limpida acqua, dalle aiole fiorite alternantesi con prati d’un verde smeraldo, restavano ad un dato momento come soverchiati dal freddo silenzio di una funzione ormai compiuta e superata dagli eventi. Una vita degna dei giardini di Monza non poteva in altro modo migliore essere ridonata che con la creazione di un parco zoologico. Perciò Monza avrà il suo zoo, naturalmente uno zoo iniziale, lasciando al tempo e al sicuro processo la graduale evoluzione e il completamento.

Sarà mèta di curiosità e di svago non solo dei cittadini monzesi e della Brianza che considera Monza un po’ come la propria capitale, ma anche dei milanesi, pei quali la gita al Parco di Monza, resa facilitata da un migliorato servizio di comunicazione, deve entrare nelle consuetudini per tutte le buone stagioni dell’anno. È il fatale destino riserbato a Monza, di divenire prima o poi, il vasto sobborgo di Milano, e che alla metropoli abbia a servire da grande polmone.

Monza curiosa: la storia dello zoo (anzi due) nel Parco
Lo zoo di Monza nel Parco

Avremo dunque una bella serie di palmipedi ornamentali — cigni, gabbiani, anatre, fenicotteri grandi e piccoli, ecc. e grande numero di soggetti per ogni specie e famiglie diverse e ciò perchè essendo animali decorativi, l’effetto è raggiunto con la quantità, la quale deve essere proporzionata alla vastità dell’ambiente. È una fauna che verrà lasciata completamente allo stato libero pressoché tutto l’anno.

Un’altra serie magnifica sarà quella dei fagiani, di ogni colore, di questi, una parte saranno lasciati liberi, altri in grandi voliere. In gabbie e voliere vedremo anche pappagalli di cento varietà, provenienti dall’America, dall’Africa, dall’Australia.

I ruminanti selvatici avranno una parte preponderante nella nuova fauna dei giardini di Monza. Daini, cervi, caprioli, mufloni in bel numero sono già stati accaparrati. In parte provengono da allevamenti privati ed in parte sono stati catturati di recente. Di questi, due magnifici mufloni sembra non vogliano rassegnarsi alle strettoie di una gabbia.

Provenienti invece dai paesi caldi e dalle nostre colonie vedremo dei bellissimi esemplari di gazzelle di antilopi, dalle sagome di delicata femminilità. Grande curiosità sono destinati a destare tre poderosi orsi bruni, che, sebbene di recente catturati, si dimostrano mansueti e assai ghiotti di ogni verdura, e agrumi, di patate.

Monza curiosa: la storia dello zoo (anzi due) nel Parco
Lo zoo di Monza nel Parco

Una numerosa schiera di scimmie della famiglia « macacus-resus » attende di essere lasciata libera nel grande gabbione che le è riserbato. Si è data la precedenza a questa famiglia perchè d’indole molto allegra socievole, famosa per quei salti acrobatici e per quelle monellerie che fanno ridere i bambini e gli adulti. Vi saranno però anche dei soggetti di valore e di molto interesse come collezione. Né mancherà la immissione di pesci strani nelle acque del laghetto e nei ruscelletti che, come serpi lucenti e tortuosi intersecano nei prati del giardino.

Per vedere tutti questi ospiti distribuiti con razionalità nei vasti giardini, occorre fare un po’ di strada… e allora si è pensato ad uno speciale mezzo di trasporto per i bambini: quattro enormi dromedari della Tunisia metteranno a disposizione dei piccoli visitatori l’alta gobba, e, issati su quella torre, se li porteranno in giro, pazientemente. Tutto questo, come abbiamo detto, in un primo tempo: poi, sarà quel che sarà”.

Monza curiosa: la storia dello zoo (anzi due) nel Parco
Lo zoo di Monza nel Parco

Il mese successivo, in occasione della sagra di san Giovanni la promessa fu mantenuta. Ora nei giardini – riferisce la stessa rivista – è sorto il primo Parco zoologico. Antilopi, mufloni, cammelli, infinite varietà di uccelli, acquatici e non, scimmiette petulanti, serpi e batraci che raccolti in teche di vetro sembrano gioielli nelle mura del vecchio castello, orsi dall’umore variabile, e anche un leoncino costituiscono, con un cospicuo numero di esemplari, il primo nucleo di questo Parco. “Parco zoologico abbiamo detto, il che vuol dire ch’esso non vuole essere per ora uno Zoo completo , come quelli di grandi città. Qui si è partiti dalla prospettiva dei giardini, che non poteva in nessun modo essere danneggiata bensì doveva essere messa in valore dagli impianti necessari. Perciò limitatissimo è il numero di carnivori, e di quelle bestie, in genere, la cui sistemazione avrebbe richiesto gabbie appariscenti o ripari ingombranti. Insomma, il Parco zoologico doveva essere di abbellimento al giardino, senza soverchiarlo, senza diventare, da elemento accessorio, l’essenziale. Ciò non toglie che lo Zoo abbia a sorgere e ad espandersi attorno a questo primo nucleo, ma per questo c’è il Parco, in contiguità coi giardini, dove lo spazio non manca e dove si possono costruire impianti, gabbie e quanto è necessario, senza che l’estetica abbia a soffrirne”.

Ma l’espansione non c’è stata e il progetto abbandonato. Svanito nel nulla il Parco zoologico, uno zoo di dimensioni molto ridotte è riapparso nei giardini della Villa nel 1943, quando sotto l’incalzare dei bombardamenti su Milano, una parte degli animali dello zoo milanese furono trasferiti, temporaneamente, a Monza. Di questo trasferimento sono rimaste solamente le tracce di alcune gabbie.