Monza: a piedi nudi nel parco (ma senza Robert Redford e Jane Fonda)

Una camminata “A piedi nudi nel parco” senza Robert Redford e Jane Fonda: tutto quello che occorre sapere a Monza.
Monza Parco Area ex ippodromo
Monza Parco Area ex ippodromo Fabrizio Radaelli

Quando Neil Simon scrisse di una giovane coppia newyorkese alle prese con le differenze di carattere: lui serio e prudente, lei appassionata e romantica, la intitolò “A piedi nudi nel parco”, per indicare quel desiderio di spontaneità e fanciullesca istintività, quel ritorno puro e genuino alla natura e al suo abbraccio. Da sempre quei due innamorati nella tempesta hanno i volti di Robert Redford e Jane Fonda, protagonisti di uno dei capolavori della Hollywood d’oro del 1967.

Un’esperienza talmente coinvolgente che Andrea Bianchi, scrittore, editore, giornalista e ingegnere trentino, ne ha fatto non solo una filosofia (e una pratica) di vita ma anche una accademia. È lui che nel 2017 ha fondato la prima scuola italiana di cammino a piedi nudi in natura o barefoot hiking. «Da dieci anni cammino scalzo sui terreni naturali, soprattutto i sentieri di montagna – racconta – una pratica capace di donarmi ogni volta un incredibile benessere per il corpo e la mente».

Andrea Bianchi sarà ospite sabato 8 giugno del circolo monzese di Legambiente, protagonista dell’evento “In fila indiana con la terra sotto i piedi”. L’appuntamento è nei prati davanti a Villa Mirabello. Alle 15 è previsto un workshop tenuto da Bianchi (iscrizione obbligatoria scrivendo a monza@legambiente.org), mentre alle 17 metterà tutti i partecipanti in fila indiana (e a piedi nudi, ovviamente) per dare dimostrazione della bellezza del camminare secondo natura.

«Fin da bambini perdiamo l’abitudine a camminare scalzi, tanto che gli adulti le poche volte che si tolgono le scarpe per camminare temono di farsi male, ma è solo un timore mentale. Ritrovare la modalità naturale di contatto con la natura è un’esperienza intima e coinvolgente, ci si sente davvero vicini alla natura. Si parla tanto di problemi climatici, di crisi ambientale, ma prima di tutto dobbiamo recuperare un rapporto empatico con la natura, e camminare a piedi nudi è un ottimo modo per riallacciare quel legame ancestrale».

Una pratica che nel mondo sta appassionando e coinvolgendo sempre più persone. «Camminare scalzi dona buonumore e ci riporta bambini – continua -. Durante i miei corsi che tengo in giro per l’Italia incontro spesso anziani che si commuovono e ritornano alla loro infanzia, quando le scarpe si toglievano l’ultimo giorno di scuola e si rimettevano solo con l’inizio del nuovo anno».

Ma per camminare davvero a piedi nudi non è sufficiente togliersi le scarpe, occorre iniziare con gradualità. «La prima cosa che va reimparata è l’appoggio del piede: non sul tallone come facciamo noi che siamo ormai abituati alle scarpe, ma sull’avampiede, come fanno le popolazioni di nativi che anche oggi camminano senza scarpe, mantenendo un contatto sacro con la terra».