Migranti, lettera del Decanato di Monza: «Non usiamoli come un capro espiatorio»

Un nuovo documento per invitare a “restare umani”. Il consiglio pastorale del decanato di Monza, Brugherio e Villasanta e i sacerdoti del decanato prendono ancora una volta posizione sul tema dei migranti, invitando i cristiani a recuperare i valori della fede e a vivere “scegliendo prima le persone”.
Il decanato di Monza Brugherio e Villasanta invita a «vivere scegliendo prima le persone»
Il decanato di Monza Brugherio e Villasanta invita a «vivere scegliendo prima le persone»

Un nuovo documento per invitare a “restare umani”. Il consiglio pastorale del decanato di Monza, Brugherio e Villasanta e i sacerdoti del decanato prendono ancora una volta posizione sul tema dei migranti, invitando i cristiani a recuperare i valori della fede e a vivere “scegliendo prima le persone”.

Ecco il testo del documento, letto ai fedeli durante le messe di sabato sera, 16 febbraio e di domenica 17 febbraio.


«Per essere albero che, nell’anno della siccità, non smette di produrre frutti» (Ger 17,8)
. Provocati dal Vangelo di questa domenica che ci ha parlato di “beatitudine” per chi confida nel Signore e di “guai” per “chi confida in se stesso, allontanando il proprio cuore dal Signore” e di fronte al succedersi degli eventi di quest’ultimo periodo, il Consiglio Pastorale Decanale ed i preti del nostro Decanato avvertono l’urgenza di rivolgere ancora una volta l’invito a “restare umani” ed a vivere scegliendo “prima le persone”.
Solo così diventeremo costruttori di vita buona, edificando, “in nome della fratellanza umana, la civiltà dell’Amore”.
Solo così sapremo riconoscere lucidamente e serenamente che anche noi cristiani stiamo trascurando valori come: l’amore alla vita, la passione educativa, il desiderio di generare figli, la famiglia fondata sul sacramento del matrimonio, la sobrietà nello stile di vita per condividere con chi è nel bisogno, la vicinanza per sostenere la solitudine soprattutto degli anziani, la genialità nel mettere insieme le ricchezze materiali ed intellettuali per creare posti di lavoro e dare più stabilità alla vita di tutti.

Il cappellano del nostro carcere continua a ricordarci che nei dieci anni del suo servizio in carcere “nella nostra Brianza, ricca e religiosa, ha incontrato tredici delitti di famiglia e che, in questi ultimi tempi, sono aumentati i casi di papà e mamma, costretti a denunciare i propri figli per violenze in casa”.
Non è giusto e non è saggio usare i migranti come capro espiatorio per tutti mali.
E’ cristiano vedere anche nei migranti, che vengono tra noi, esseri umani: bambini, giovani, donne e uomini che se accolti, con intelligenza e genialità creativa, diventano una risorsa, di cui, tra l’altro, abbiamo ed avremo sempre più bisogno.

Auspichiamo anche che tutti i cittadini, in particolar modo i cristiani, attraverso l’esperienza di un cristianesimo vissuto, maturino un giudizio, non determinato da emotività e slogan, ma dalla fede che genera comunità cristiane capaci di testimoniare una direzione diversa e di operare nel tessuto sociale. Facciamo sentire la nostra voce di cristiani presenti in questo territorio, per ottenere leggi che, unendo accoglienza e legalità, permettano di governare il fenomeno migratorio garantendo inclusione, coesione sociale e sicurezza per tutti.

Il Beato Luigi Talamoni, patrono della nostra provincia di Monza e Brianza, che in tempi non più facili dei nostri, ha alzato la sua voce profetica di cristiano per edificare un mondo più giusto e bello, ci sostenga e ci illumini nella nostra gioiosa e pacifica testimonianza del Vangelo».