Metropolitana fino a Monza: la lettera che racconta il primo progetto del 1959

A una settimana di distanza dalla presentazione della variante al tracciato della M5 in città, uno sguardo al passato e a quando il prolungamento era già possibile: il progetto di Giorgio Bologna nel 1959.
Milano Capolinea Metropolitana Lilla Bignami
Milano Capolinea Metropolitana Lilla Bignami Fabrizio Radaelli

Che fine ha fatto il progetto di prolungamento fino a Monza della linea rossa della metropolitana elaborato nel 1959 dall’ingegnere monzese Giorgio Bologna? “Relegato, nella migliore delle ipotesi, in qualche meandro degli archivi comunali o addirittura distrutto”, deduce amaramente, quasi mezzo secolo dopo, lo stesso Bologna.


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La storia dell’ennesimo flop di un tentativo di portare il metrò a Monza sta in una lettera di una paginetta e mezza che l’ingegnere invia nel 2006 a Umberto Pini, allora presidente dell’Unione commercianti di Monza e figlio di Giuseppe Pini che guidò la stessa Unione dal 1946 al 1988. Lettera resa nota da Carla, figlia dello storico pres e oggi vicepresidente dei commercianti guidati da Domenico Riga. Siamo nel 1959.
“L’anno del mio primo impiego a Milano alla Metropolitana milanese spa che allora aveva sede in via Fatebenefratelli 19”, scrive Bologna.

La giunta del sindaco monzese Dc Alfredo Casiraghi, “decisamente interessata alla metropolitana”, prende contatti con Ercole Bottani, presidente della MM.
“Giulio Luccio, direttore tecnico di allora – precisa Bologna – sapendo che ero cittadino monzese mi incaricò di redigere un progetto di larga massima di prolungamento della linea 1 rossa, in fase di costruzione fino a Monza”.

Il progetto che, tutto sotterraneo, “iniziava dal capolinea Sesto Marelli e puntava diritto su Monza”, prevedeva l’attraversamento del capoluogo brianteo con diverse fermate e “terminava alle porte del Parco, come il vecchio tram a due piani del 1902”. Continua Bologna: “Posso confermare che tutta la giunta comunale era favorevole a un collegamento metropolitano con Milano, compreso il ragionier Giuseppe Pini, padre di Umberto, che ebbi modo di conoscere perché spesso presiedeva le riunioni della Commissione edilizia della quale ero membro. Purtroppo nel 1960 la giunta Casiraghi cadde e con essa il progetto metropolitana”.

Argomento che, secondo Bologna, “fu dalle successive amministrazioni comunali sottovalutato, trascurato, dimenticato e anche osteggiato”. Perché? “Oltre all’enorme panzana della strenua opposizione dei commercianti monzesi – osserva l’ingegnere – circolava l’errato preconcetto che un collegamento veloce e moderno con Milano avrebbe fatto perdere l’identità cittadina, relegando Monza al ruolo di un sobborgo milanese”.

Intanto le linee del metrò escono dal capoluogo lombardo e nel 1980 viene appaltato il prolungamento della linea 2 verde da Gorgonzola a Gessate. Il sugo di tutta la storia nella conclusione di Bologna: “Come è possibile che la città di Monza, molto più importante del piccolo borgo di Gessate, si disinteressi quasi totalmente di risolvere in senso moderno le proprie esigenze di mobilità sia a livello urbano che comprensoriale?”.