Meroni dopo la frase choc su Segre: «Una provocazione contro l’indottrinamento della campagna vaccinale»

L’intervento al consiglio comunale di Lissone: «Vengo da una famiglia antifascista e antinazista. Sono da sempre federalista perché credo nelle Libertà dei Popoli, di tutti i popoli . Non mi appartengono le logiche negazionistiche né quelle No-pass e No-vax».
Fabio Meroni
Fabio Meroni

Dopo essere stato travolto dalle polemiche per la frase social choc sulla senatrice Liliana Segre, che ha determinato la sua mancata ricandidatura al consiglio provinciale da parte del Carroccio, si è affidato a un intervento scritto, il consigliere della Lega Fabio Meroni durante a seduta del consiglio comunale di Lissone, nella serata di lunedì 29 novembre.


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«Questa vicenda nasce dall’uso grave delle parole e quindi, per una volta, per rispetto dell’importanza della parola, il mio intervento sarà scritto, così potrò anche subito renderlo pubblico sui media, che tanto influenzano la nostra vita» esordisce il politico lissonese.

«Ho usato senza rispetto un “numero” di grande intensità simbolica. Pensavo di creare così attenzione su concetti per me essenziali. Ho ottenuto l’effetto contrario: non si è parlato dei concetti ma di un’offesa alla comunità ebraica e all’umanità in generale, che in realtà MAI ho inteso portare» ha aggiunto.

«Amici mi hanno offerto chiarimenti su quanto grave sia stato quell’abuso e in questi giorni ho cercato di conoscere e capire. Ho in mente un percorso di riconciliazione con chi ho offeso e con ciò che avrei dovuto sapere. Vorrei chiarire che vengo da una famiglia antifascista e antinazista. Sono da sempre federalista perché credo nelle Libertà dei Popoli, di tutti i popoli . Non mi appartengono le logiche negazionistiche né quelle No-pass e No-vax . Ma in questa vicenda del CoViD, con mia moglie abbiamo deciso di non vaccinarci: scelta non facile poiché siamo consapevoli delle limitazioni e restrizioni personali, sempre più stringenti, che essa deve civicamente comportare nel rispetto della sicurezza collettiva».

«Proprio per questo e in virtù dell’istinto verso la Libertà, che la mia storia politica comprova, però, sento inaccettabile l’indottrinamento che stiamo vivendo nella campagna vaccinale. Ho riportato la forza simbolica di quel numero per provocare una reazione sul tema della Libertà di espressione e di scelta. A chi dice che la tragedia della Shoah non è commensurabile all’eventuale coazione vaccinale, rispondo che il problema per noi non è l’eventuale obbligo vaccinale: è la Libertà di pensiero, confronto e scelta in ogni ambito della vita civile, che sentiamo in questo momento conculcata. Ora ditemi: quante volte si é usata la Stella di David gialla proprio per evocare la difesa di quelle libertà?».

«In questi giorni sto imparando molto sulla cultura ebraica e sul senso della tragedia che ha subito. Insieme alla mia famiglia, voglio intraprendere un viaggio della conoscenza e ricordo. Andremo nei luoghi della Memoria della Shoah, partendo dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano fino ad arrivare ad Auschwitz. Per chi volesse venire con noi, siamo pronti ad organizzare un pullman con un nostro contributo personale e apriamo già da oggi le adesioni».

«Mi scuso, pertanto, verso chi si è sentito offeso dalla mia evocazione ma non mi scuso per i principi che intendevo difendere. Soprattutto non mi scuso verso chi, del mio sbaglio, ha subito fatto strumento di sciacallaggio politico. Ringrazio invece chi, conoscendomi, si è reso disponibile ad aiutarmi, perfino insegnandomi l’augurio con cui sinceramente (e scusandomi fin d’ora per la pronuncia) voglio chiudere questo breve intervento: Hag Hannukkah samèach!»