Mazzette per favorire società di protesi: in carcere tre noti ortopedici di Monza

L’inchiesta “Disturbo” (così veniva indicata la tangente da corrispondere al medico) travolge l’ambiente medico monzese. In carcere con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, ci sono tre noti ortopedici, Fabio Bestetti e Marco Valadè, del Policlinico di via Amati, e Claudio Manzini, della clinica Zucchi.
La conferenza stampa in Procura
La conferenza stampa in Procura

L’inchiesta “Disturbo” (così veniva indicata la tangente da corrispondere al medico) travolge l’ambiente medico monzese. In carcere con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, ci sono tre noti ortopedici, Fabio Bestetti e Marco Valadè, del Policlinico di via Amati, e Claudio Manzini, della clinica Zucchi, e due rappresentanti di una società italiana, affiliata ad un gruppo francese, che fornisce protesi chirurgiche alle strutture sanitarie.

Un sistema ricostruito dai militari della Guardia di Finanza di Milano, coordinati dai pm di Monza Manuela Massenz e Giulia Rizzo, che hanno eseguito 21 misure cautelari emesse dal gip brianzolo Federica Centonze (oltre al carcere per 5 sopra citati, per gli altri sono stati disposti i domiciliari, l’obbligo di dimora, e la sospensione dall’attività).

I chirurghi utilizzavano le protesi della casa produttrice rappresentata dai due indagati, in cambio di somme di denaro o altre utilità. Viaggi, alberghi pagati, cene, o il diritto a percepire una quota di rimborso per le prestazioni sanitarie eseguite in convenzione col sistema sanitario. I medici di base, invece, mettevano a disposizione il loro ambulatorio agli ortopedici, ottenendo un compenso fisso da parte dell’azienda (circa 300 euro mensili) oltre al 20% di quanto corrisposto dal paziente allo specialista.

L’inchiesta nasce dall’esposto di un medico, che segnalava comportamenti scorretti. «CI siamo trovati davanti a condotte gravi, che sacrificavano l’interesse del paziente in nome di interessi personali. Non è certo la prima inchiesta condotta nell’ambito del mondo medico e sanitario, ma non c’è nessuna intenzione di criminalizzare la categoria medica, composta in grande maggioranza da professionisti onesti», ha tenuto a sottolineare il procuratore Luisa Zanetti.