L’ospedale San Gerardo di Monza è pronto per il doppio trapianto di braccia

L’équipe del San Gerardo di Monza di Massimo Del Bene verifica gli ottimi risultati del doppio trapianto di mani del 2010, con terapia basata su cellule mesenchimali, e aggiunge: pronti per il doppio trapianto di braccia.
Monza, ospedale San Gerardo: Carla Mari con il marito a sei anni dall’intervento chirurgico per l’innesto dei due arti superiori
Monza, ospedale San Gerardo: Carla Mari con il marito a sei anni dall’intervento chirurgico per l’innesto dei due arti superiori Fabrizio Radaelli

«Da circa dieci mesi siamo in attesa di un donatore per un doppio trapianto di braccia in un giovane di 29 anni che ha perso entrambi gli arti superiori per una elettrocuzione, una scarica elettrica ad alto voltaggio. Le cellule staminali mesenchimali sono già state preparate e congelate in attesa del trapianto». A parlare è Massimo Del Bene, il direttore dell’unità operativa di chirurgia plastica e della mano del San Gerardo di Monza che nei giorni scorsi ha fatto il punto sull’attività del reparto nel trapianto di arti.

Il punto di partenza sono i risultati ottenuti nell’intervento eseguito nel 2007 su Carla Mari: alla donna erano stati amputati mani e piedi per una setticemia che aveva provocato una necrosi secondaria. Sei anni fa, nel 2010, la donna è stata protagonista di un doppio trapianto di mani al San Gerardo, eseguito dall’équipe di Del Bene: «Quello di Carla è stato il primo caso al mondo di terapia antirigetto con cellule staminali mesenchimali autologhe, prelevate cioè dal midollo osseo della donna, amplificate nel numero nel laboratorio di terapia cellulare “Stefano Verri” all’interno dell’ospedale San Gerardo e congelate in attesa del trapianto, avvenuto nella notte dell’11 ottobre 2010» ricorda l’ospedale.

Si tratta del primo caso al mondo di terapia antirigetto con le mesenchimali. «Lla paziente non ha mai avuto episodi di rigetto. La terapia immunosoppressiva, all’inizio con tre farmaci, è stata ridotta ad un solo farmaco, con la somministrazione di una dose sotto la soglia terapeutica». «Le cellule staminali mesenchimali – ha aggiunto Del Bene – hanno una naturale azione immunosoppressiva senza effetti collaterali ovviamente perché sono autologhe quindi della stessa paziente. I tre farmaci della terapia immunosoppressiva sono lo standard e si usano nei trapianti solidi in tutto il mondo: la nostra paziente in terapia con un unico farmaco è ancor oggi un “unicum” nel mondo. Ed è chiaro che abbassando la terapia antirigetto anche i rischi legati agli effetti collaterali diminuiscono fortemente».

I risultati permettono ora al San Gerardo di Monza di guardare avanti e pianificare il trapianto doppio di braccia. «Interventi complessi, delicati e di successo come questi – aggiunge il direttore generale della Asst di Monza Matteo Stocco – portano il San Gerardo alla ribalta della cronaca, mettendo in luce i nostri professionisti che ogni giorno operano con competenza senza clamore. Il primo caso al mondo di terapia antirigetto con cellule staminali mesenchimali è nostro: un fatto eccezionale che mi rende orgoglioso di essere il direttore generale di una azienda di tale portata».