Lombardia a statuto speciale? Un referendum da 30 milioni

Ventotto milioni di euro sono stati inseriti dalla giunta regionale nell’assestamento di bilancio per il referendum consultivo sulla Lombardia a statuto speciale. Una scelta che non è piaciuta nello schieramento di centrosinistra che grida allo scandalo.
Il presidente della Lombardia, Roberto Maroni
Il presidente della Lombardia, Roberto Maroni

Ventotto milioni di euro sono stati inseriti dalla giunta regionale nell’assestamento di bilancio per il referendum consultivo sulla Lombardia a statuto speciale. Una scelta che non è piaciuta nello schieramento di centrosinistra: «Il grosso della cifra, i 28 milioni appunto – ha denunciato il capogruppo Pd al Pirellone, il brianzolo Enrico Brambilla – è stato preventivato sul 2015, dopo i 2 milioni messi a bilancio quest’anno (Maroni aveva annunciato che il referendum poteva tenersi già nel 2014, il 18 settembre o il 9 novembre in contemporanea con le analoghe consultazioni in Scozia e Catalogna, ndr.). Nel 2015, quindi, la Regione ritiene di convocare i cittadini alle urne, pur sapendo che solo una modifica della Costituzione operata dal Parlamento con maggioranza qualificata e in doppia lettura, potrebbe portare a quel risultato». Per il governatore Roberto Maroni un modo per «fare della Lombardia qualcosa di non molto diverso dal ventinovesimo stato d’Europa», aveva detto al momento di annunciarlo raccogliendo l’adesione di Forza Italia, Fratelli d’Italia e della Lista Maroni. Maroni chiede regole «identiche a quelle dello Statuto siciliano del 1946: le tasse dei lombardi devono restare al 100 per cento nella regione e le aziende che hanno stabilimenti qui devono pagare le tasse non a Roma, ma in Lombardia». Critico il Pd secondo cui «il referendum per l’autonomia è una mossa propagandistica della Lega, senza effetti pratici che i cittadini pagheranno a carissimo prezzo». Denunciando che «ci sono molti modi migliori per spendere quelle risorse, a partire dal fondo sociale regionale, destinato ai Comuni per le politiche sociali».