Lissone, panettone e papurott a Chicago dal brianzolo Joe D’Amico

Suo padre era figlio di immigrati molisani, lui vive da 60 anni negli Usa ma ha passato la sua giovinezza a Monza. Sul sito del Cittadino ha letto l’elenco dei pasticceri che realizzano il panettone secondo la ricetta tradizionale. Ha contattato Alessandro Sala di Lissone e sono diventati amici. Così panettone e papurott sono stati inviati anche Oltre Oceano
Joe D’Amico, è in America da 60 anni ma segue le vicende della Brianza sul sito del Cittadino
Joe D’Amico, è in America da 60 anni ma segue le vicende della Brianza sul sito del Cittadino Alessandra Sala

Vive in America da sessant’anni ma grazie al sito del Il Cittadino è sempre aggiornato su quanto accade nella sua Brianza. Joseph D’amico, Joe per gli amici, si è trasferito vicino a Chicago, quando aveva 18 anni con la famiglia ma il legame con la Brianza, Monza e con Lissone è rimasto così che forte che, proprio leggendo il sito del nostro giornale ha preso contatti con la cugina, che vive a Lissone per farsi spedire il famoso e tradizionale panettone della pasticceria Sala di Lissone.

Talmente entusiasta, quando lo ha ricevuto, si è messo in contatto con Alessandro Sala, titolare dell’omonima pasticceria per ringraziarlo. Una telefonata che ha risvegliato ricordi e ha dato il via a una bellissima amicizia oltre oceano. «Quando mi ha chiamato Joe mi ha commosso- racconta Alessandro- non mi sarei mai aspettato di stringere una così bella amicizia. Ci siamo messi a chiacchierare come vecchi amici, lui parla benissimo non solo in italiano ma anche in dialetto. Dopo il panettone, in occasione della befana gli ho spedito anche i famosi “papurot”. Era entusiasta».

Perché Joe ha vissuto i suoi primi 18 anni a Monza casa sua era all’angolo tra via Cilea e via Respighi, conosce anche Lissone dove abita una zia. «Monza e la Brianza sono nel mio cuore per questo mi tengo aggiornato con il sito del Cittadino- racconta Joe- già un paio d’anni fa avevo stampato e tradotto in inglese l’articolo dedicato ai panettoni tradizionali, quest’anno quando ho letto che tra gli artigiani c’era anche un lissonese ho chiamato mia zia per chiederle di acquistarne uno e spedirmelo. Mancano quei sapori. Qui in America trovi di tutto ma non è mai buono quanto quello originale. Alessandro in pochi giorni lo ha spedito, ringraziarlo è stato il minimo».

Così da un classico dolce natalizio è nata un’amicizia. Joe è per metà americano e per metà italiano, suo padre era figlio di immigrati molisani che cercarono fortuna negli Stati Uniti all’inizio del ‘900. «Papà nacque proprio a Chicago, restò con degli zii per alcuni anni perché- racconta Joe- i nonni, affrontarono la crisi degli anni ’20 e tornarono in Italia. Si sentiva come un “pulcino abbandonato” così chiese ai genitori di poterli raggiungere in Molise e, viene accontentato. Il tempo passa e, nel 1929 mio padre viene chiamato per fare il militare, erano gli anni di Mussolini, perse la cittadinanza americana. Prima dello scoppio della seconda guerra mondiale voleva tornare in America ma tutto venne bloccato. Incontrò la mamma e per amore restò in Italia. Quando avevo 18 mesi ci siamo spostati a Monza e siamo rimasti sino ai miei 18 anni».

L’intera giovinezza la vive tre le scuole di via Lecco, via Manzoni sino alle serali del Mosè Bianchi. «Quando diventai maggiorenne papà riuscì a trovare un console che ci aiutò per tornare in America- conclude- così, in giorni diversi, ci imbarcammo a Genova sulla nave alla volta del continente americano. Ricordo ancora le amicizie di allora, la gentilezza e il rispetto delle persone che ho conosciuto. Di recente ho persino visto su google maps che la nostra casa esiste ancora. Negli anni ’70 e ’80 sono tornato come turista e, sinceramente, non riuscirei più a viverci. Amo la cultura brianzola, stampo gli articoli più interessanti li traduco in inglese per farli vedere ai miei figli, voglio che sappiano e conoscano l’Italia e la Brianza. Con Alessandro si è creata una bella amicizia, è bello poter parlare con qualcuno che vive il territorio e, come me, ama le tradizioni».