Lissone, operaio muore in ditta: indagini in corso, l’appello dei sindacati

Sono in corso le indagini per chiarire la dinamica che ha portato alla morte di un operaio di 53 anni deceduto martedì sera in un’azienda di Lissone. L’allarme è scattato intorno alle 21.30 alla Cleaf di via Cantù. I sindacati chiedono chiarezza.
Lissone: sul posto vigili del fuoco, carabinieri e ambulanza - foto di repertorio
Lissone: sul posto vigili del fuoco, carabinieri e ambulanza – foto di repertorio Edoardo Terraneo

Sono in corso le indagini per chiarire la dinamica che ha portato alla morte di un operaio di 53 anni deceduto martedì sera in un’azienda di Lissone. L’allarme è scattato intorno alle 21.30 alla Cleaf di via Cantù: l’uomo è stato trovato a terra accanto a un macchinario, sul posto oltre ai soccorsi in codice rosso sono intervenuti i carabinieri e i vigili del fuoco. La vittima è Fabrizio Iozzo e viveva a Lazzate insieme alla famiglia. Lavorava alla Cleaf da quindici anni. La morte si configurerebbe come infortunio sul lavoro.

“Apprendiamo con dolore e preoccupazione la notizia del decesso del lavoratore nella ditta Cleaf di Lissone. In merito alla dinamica, attendiamo gli accertamenti delle forze dell’ordine. Ci stringiamo al dolore della famiglia, faremo di tutto per aiutarla in questo difficile momento”, hanno commentato, in maniera unitaria, le organizzazioni sindacali Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil di Monza e Brianza.

“Anche questa volta dobbiamo piangere uno dei nostri, un operaio, di un’azienda del legno – dice ancora Giulio Fossati della segreteria della Cgil di Monza e Brianza – Nonostante il Covid e la riduzione generale degli ordini e delle ore lavorare, è il secondo morto sul lavoro nella provincia di Monza, oltre ai quattro deceduti per Covid. Continuiamo a ferirci e morire, cercando di garantire una vita degna alle nostre famiglie, è una cosa non più accettabile. Esprimiamo la massima fiducia nelle autorità che stanno accertando gli eventi e chiediamo venga fatta chiarezza nel più breve tempo possibile. Lo dobbiamo a Fabrizio e alla sua famiglia, per la quale la Cgil si mette a totale disposizione».