Lissone: Fabio Meroni e la frase choc contro Liliana Segre, la replica: «Non mi scuso con chi propaganda i vaccini»

Il consigliere provinciale leghista su un social ha alluso alla senatrice ricorrendo al numero tatuatole dai nazisti nel campo di concentramento di Auschwitz. «c...o... mancava lei...75190». Il centrosinistra: «Si scusi pubblicamente»
Monza Fabio Meroni Lega Nord
Fabio Meroni Fabrizio Radaelli

Fabio Meroni è nuovamente al centro di una polemica, questa volta innescata da un post a dir poco discutibile pubblicato sulla sua pagina Facebook. Poche parole con cui per sostenere le sue teorie contro l’efficacia della campagna di vaccinazione anti coronavirus a cui ha aderito quasi il 90% degli italiani, ha attaccato Liliana Segre, intervenuta in una intervista televisiva a favore del siero: il consigliere comunale non ha nominato la senatrice a vita ma ha alluso a lei ricorrendo al numero tatuatole dai nazisti nel campo di concentramento di Auschwitz. «c…o… mancava lei…75190» ha scritto giovedì senza aggiungere altro.

Il messaggio ha suscitato la reazione indignata delle formazioni di centrosinistra che in un comunicato affermano che «le considerazioni volgari di come il consigliere Meroni equipara le vaccinazioni al nazifascismo offendono tutte le persone dotate di consapevolezza storica e di un senso di umanità». Per questo Partito democratico, Lista per Concetta, Listone e Vivi Lissone chiedono all’esponente leghista «pubbliche scuse come unica via per presentarsi con un residuo di dignità di fronte al consiglio comunale e alla cittadinanza tutta».

«Non devo scusarmi con chi fa propaganda ai vaccini e alle case farmaceutiche – replica Meroni respingendo le critiche – io rispetto Liliana Segre per la sua storia personale e come senatrice a vita. Non accetto, però, che vada in televisione a far propaganda al vaccino come ha fatto l’altra sera quando ha detto che è l’unica soluzione per combattere la pandemia: non è una scienziata e non ha nessuna autorevolezza per sostenere certe posizioni». Lui, assicura, non è tra coloro che equiparano la vaccinazione e l’obbligo del green pass alla dittatura: «Sono cose successe oltre settant’anni fa – commenta – io rispetto chi è vaccinato ma sono per la libertà di scelta. I miei familiari lo hanno fatto tutti, io no perché sono dubbioso: per questo faccio il tampone ogni volta che entro in Comune e in Provincia. In questi giorni una persona molto vicina a me è ricoverata in terapia intensiva al San Gerardo nonostante abbia effettuato entrambe le dosi». Sarebbe, aggiunge, la prova che il siero non protegge dalla malattia: Meroni, come molti no vax, è comunque convinto che in Italia solo tremila persone siano state uccise dal covid-19. «Liliana Segre e tutti i sostenitori del vaccino – aggiunge – dovrebbero prima parlare con i parenti di chi è morto dopo aver effettuato l’iniezione, come la ragazza di Genova». E, a proposito del post, precisa: «Non ho pubblicato il nome della senatrice a vita per evitare di essere bannato da Facebook. Qualcuno mi ha chiesto di modificarlo, ma non lo farò perché l’ho scritto senza nessun retropensiero. Come dice Matteo Salvini è più sicuro sedersi vicino a una persona non vaccinata che fa di frequente il tampone che a un vaccinato che non lo fa mai e, di conseguenza, potrebbe essere contagiato». Eppure anche questo responso non arriva da uno scienziato.