Lissone, distrutta la panchina rossa di Santa Margherita: in città 40 donne nel 2020 si sono rivolte allo Sportello antiviolenza

A Lissone la panchina rossa identificativa del rifiuto di ogni violenza collocata a Santa Margherita è stata rimossa e distrutta. È stata ritrovata in via Deledda. In città 40 donne nel corso del 2020 si sono rivolte allo Sportello antiviolenza. Il commento del sindaco: «Una vergogna».
Lissone, panchina rossa distrutta
Lissone, panchina rossa distrutta

A poche ore dalle iniziative promosse in tutta Italia, e anche a Lissone, in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ecco l’episodio triste di Lissone: la panchina rossa identificativa del rifiuto di ogni violenza collocata a Santa Margherita non c’è più. Qualcuno l’ha presa e l’ha portata via. Dove? In via Deledda, in un’area verde della frazione. Prima l’ha distrutta, ha spaccato la seduta e lo schienale, e poi l’ha lasciata come fosse uno scheletro in mezzo a un campo.

“Una vergogna. Un gesto senza senso. La panchina è un monito visivo per sensibilizzare le persone contro questo drammatico fenomeno. Invece, ancora oggi, abbiamo a che fare con persone irrispettose che non comprendono la valenza di un simbolo – commenta il sindaco di Lissone, Concettina Monguzzi – come Comune, abbiamo provveduto a ritirarla e ci stiamo adoperando per riposizionarla il prima possibile. Vogliamo ricollocarla. Ogni volta che viene danneggiato o oltraggiato un simbolo, viene fatta violenza non a un oggetto di arredo urbano, ma alle persone che si rappresentano in quel simbolo. Far violenza su una panchina rossa, per noia, per rabbia o per apparenza, significa fare violenza su noi donne e su chi crede fermamente nei valori di uguaglianza. Non basta la condanna verso questo gesto. Non è solo una questione economica, stavolta. Questa panchina, come le altre panchine, è il risultato di iniziative e di un percorso culturale che mira a combattere la violenza sulle donne”.

Anche a Lissone i numeri dicono che sono 40 le donne che nel corso del 2020 si sono rivolte allo Sportello antiviolenza “Telefono Donna” di Lissone. Si tratta di donne per la quasi totalità residenti nell’Ambito di Carate Brianza (di cui anche Lissone fa parte), di differente fascia d’età (ma in 25 hanno fra i 31 e i 50 anni), in 22 casi italiane e in 18 straniere con differenti origini: fra queste, 8 provengono dall’Est Europa, 5 dai Paesi Arabi, 2 dal Sud America.

“In un momento in cui i femminicidi e le violenze contro le donne sono tema ormai troppo frequente nelle cronache, tale gesto è ingiustificabile e molto grave – conclude il sindaco – perché il rispetto verso le donne passa anche attraverso il rispetto di un simbolo che riguarda le pari opportunità, che rivendica il diritto delle donne a vivere con protagonismo la società. Questo fatto, tuttavia, ci conferma l’importanza di continuare a lavorare su questa tematica. Il rispetto verso tutte le donne, che nel 2021 dovrebbe essere dato per scontato, così non è. Questa panchina distrutta, nella sua drammaticità, ci ricorda l’importanza di celebrare, ogni anno, il 25 novembre”.