Linea Seregno-Carnate chiusa: i treni merci del nord passeranno da Monza

Dopo la chiusura della linea ferroviaria Seregno-Carnate, i treni merci provenienti da nord finiscono a Monza: così impongono costi e tempi maggiori agli operatori dei trasporti merci.
Monza Treni merci
Monza Treni merci Fabrizio Radaelli

C’è il fondato timore che tutti i treni merci del Nord Europa. passeranno dalla città di Monza. Non è fantascienza ma l’inevitabile conseguenza di una decisione nell’aria da tempo, dopo che, prima con avvisi estemporanei poi con la decisione formalizzata con il cambio orario del 9 dicembre scorso, Trenord ha cancellato tutti i treni pendolari della linea Seregno – Carnate.

Non ha così perso tempo il gestore dell’infrastruttura ferroviaria, tradotto Rfi (Rete ferroviaria italiana) che avrebbe – il condizionale è solo perché manca un avviso ufficiale in proposito che peraltro, anche in casi simili, quasi mai compare – messo fuori servizio la tratta ferroviaria.

A confermare la chiusura è la decisione di un operatore merci privato che utilizza abitualmente le tratte “brianzole” che ha deciso che i treni provenienti dal nuovo traforo svizzero del San Gottardo e diretti da Como a Lecco, che sino a poco tempo fa utilizzavano i 14 chilometri della linea Seregno–Carnate per compiere il percorso a “U” che collega le due località lariane, passeranno invece dal nodo di Monza con tempi e costi superiori nonché la necessità della “retrocessione”.

Questo termine non è da intendersi in senso calcistico – anche se vien da dire come l’attuale politica dei trasporti ferroviari regionali stia di fatto riportando in serie B la Regione Lombardia che si vanta di essere la locomotiva d’Europa – ma il fatto che il treno merci, presumibilmente fra Monza e Sesto, dovrà fare il cambio di locomotiva per riportarla in testa e ripartire così per Lecco (ovviamente verso Como nella direzione opposta). Insomma, dal percorso a “U”, univoco e senza bisogno del cambio di locomotiva, si passa a un tracciato a “V”, che presuppone necessariamente che la locomotiva, a Monza, venga riportata in testa al convoglio.

Tutto ciò, come detto, non succedeva con l’itinerario più naturale ed anche più corto tramite Seregno e Carnate dove il flusso del treno seguiva una sorta di lettera “U” senza dover invertire il senso di marcia del treno e senza andare ad interferire con i treni passeggeri nei tratti più critici ovvero da Monza a Seregno (percorsi dalle linee S11 ed S9) nonché da Monza a Carnate (linee S8 e per Bergamo). Inoltre la mancanza della Seregno – Carnate rende vano quanto previsto da anni nei documenti di pianificazione ferroviaria regionale dove questi 14 chilometri, che Trenord ha abbandonato da dicembre, dando di fatto la ghiotta occasione ad RFI di chiudere del tutto la tratta, in nome del concetto caro all’ex amministratore delegato di Rfi Mauro Moretti, di “rete snella”, viceversa rivestono un’importanza fondamentale: questo in quanto non va vista come un tratto a sé stante ma come parte di una linea ben più estesa, la pedemontana merci ferroviaria che taglia la Regione da Malpensa via Saronno sino a Brescia ed al nord est.

Se finora appare evidente come abbiano avuto carta bianca le due aziende gestori (Trenord per i passeggeri ed Rfi per le merci), è giunto il momento che Regione Lombardia riprenda ad esercitare una politica dei trasporti ferroviari. Spetta quindi al governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana rimettere “il treno sui binari” ovvero far sì che la Regione rivendichi il proprio ruolo primario di pianificazione e controllo dei servizi ferroviari, peraltro pagati con i soldi dei lombardi.