Lettera aperta di Lombardia e Veneto a Conte sull’autonomia regionale: «Così non firmiamo»

Il presidente della Lombardia Attilio Fontana e quello del Veneto Zaia hanno scritto una lunga lettera al presidente del consiglio Giuseppe Conte per dire che loro non firmeranno l’intesa sull’autonomia “se non sarà un’autonomia vera”.
Monza Attilio Fontana
Monza Attilio Fontana Fabrizio Radaelli

Una lettera al presidente del consiglio Giuseppe Conte per dire che loro non firmeranno l’intesa sull’autonomia “se si continua con una farsa”. L’hanno scritta il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, e del Veneto, Luca Zaia, all’indomani della bozza del dossier Autonomia che non prevede, ad esempio, l’assunzione diretta dei docenti su base regionale e le richieste avanzate da Lombardia e Veneto.: “Vogliamo una autonomia vera, non un pannicello caldo che produrrebbe ulteriori guai”.

“Egregio Presidente del Consiglio – hanno scritto i presidenti – come Lei ben sa in questi anni abbiamo lavorato molto per cercare di tradurre in fatti concreti l’aspirazione a una maggiore autonomia delle nostre Regioni. L’autonomia richiesta dai cittadini lombardi, veneti, emiliano-romagnoli vuole cercare di rendere più semplice la vita di chi lavora, studia, vive nelle nostre regioni. Chiunque abbia oggi a che fare con la Pubblica Amministrazione, la vede spesso come un difficile ostacolo da superare e non come istituzione che accompagna e supporta la realizzazione dei propri progetti o ci sostiene nei momenti di difficoltà. La nostra vita quotidiana, Signor Presidente del Consiglio, è fatta di salti a ostacoli contro la burocrazia che complica ogni attività e rende difficile sia fare l’imprenditore sia l’amministratore pubblico. Ci sarà sempre un comma, una norma, un combinato-disposto che produrrà un errore a danno del cittadino e una inchiesta contro burocrati onesti. Ed ogni atto ministeriale che dovrebbe semplificare, in realtà produce ulteriore burocrazia.

Noi invece vogliamo l’autonomia per cercare di semplificare la vita di tutti, rendendo chiaro e semplice individuare chi fa che cosa, superando la sovrapposizione di compiti e funzioni che oscurano le responsabilità, dilatano i tempi e fanno esplodere i costi”.

“L’autonomia – continua la lettera – è una sfida soprattutto per noi stessi e per le istituzioni che siamo chiamati a governare, Signor Presidente. Non avremo scuse se non riusciremo a realizzare i nostri progetti e i cittadini ci premieranno o puniranno. Per questo vogliamo una autonomia vera, non un pannicello caldo che produrrebbe ulteriori guai (…) Abbiamo lavorato non centinaia ma migliaia di ore, abbiamo organizzato referendum popolari (quello veneto autorizzato addirittura dalla Corte Costituzionale), abbiamo discusso su ogni tavolo ministeriale e tecnico, non ci stiamo ad essere presi in giro con una discussione che sembra il gioco dell’oca per cui si torna sempre alla casella di partenza. La nostra autonomia si basa su quanto dice la Costituzione, siamo perfettamente in linea con la legge fondamentale dello Stato (…) Chi afferma il contrario, o non conosce la Carta, o vuole evidentemente modificarne il testo vigente (…) Nessuno vuole aggredire l’unità nazionale, nessuno vuole secessioni. Lei sa bene quanti e quali Ministri si sono impegnati in questa irresponsabile gara a spararla più grossa”.

L’autonomia “è una sfida per la modernità e l’efficienza del Paese intero, il centralismo è conservazione di sprechi contro chi ha bisogno, di un welfare ingiusto. L’autonomia fa bene anche al Sud”.

La lettera di Fontana e Zaia tocca i temi della sanità (“In questi giorni i nostri cittadini sono preoccupati perché negli ospedali si registra una carenza di medici che allunga le liste di attesa e rischia di mettere in difficoltà interi reparti”), la scuola (“I nostri studenti ogni anno assistono alla sarabanda degli insegnanti. Con l’autonomia chiediamo di avere la possibilità vera di poter programmare senza cambiare i programmi di insegnamento”), ambiente e territorio (“Chiediamo di poter avere le competenze per rispondere alle pressanti richieste di semplificare le procedure che oggi fanno sì che non si risponda per anni ad imprenditori e cittadini”).

“La Costituzione permette di poter realizzare una autonomia ’differenziata’ proprio perché riconosce le diversità che ci sono fra zone del Paese – continua la lettera – E noi riconosciamo la necessità di avere fondi perequativi garantiti dallo Stato per mantenere ovunque livelli essenziali delle diverse prestazioni. Chiediamo soltanto di poter spendere in autonomia le risorse a noi assegnate. Peraltro, da sempre ci facciamo carico delle esigenze dell’intero Paese e ora chiediamo che il Paese si faccia carico delle nostre”.

E conclude: “Noi restiamo aperti al dialogo con Lei, Presidente Conte, e pronti a cambiare opinione se il testo delle intese sarà capace di rispondere alle esigenze della vita vera che abbiamo provato a descrivere. Ma se si continua con una farsa, come accaduto finora, è evidente che non firmeremo nulla. Signor Presidente, arrivi al più presto a trovare una intesa coi ministri, formuli una bozza di intesa seria da proporci, quindi con altrettanta velocità saremo in grado di replicare in modo costruttivo”.