Le foto delle “magliette rosse” e i social: sull’iniziativa piovono commenti negativi

Il bilancio della notizia sulle “magliette rosse” ovvero la risposta anche brianzola all’iniziativa lanciata da don Luigi Ciotti di Libera: le fotografie dei partecipanti hanno prodotto una mole di commenti negativi. Lo rileva un’analisi del Sole 24 Ore, lo conferma il comportamento degli utenti sui social del CittadinoMb.
Desio Magliette rosse
Desio Magliette rosse Paola Farina

Un post, 10mila persone raggiunte, sei condivisioni, 40 reazioni (quattro sono risate, nessun grrr), 40 commenti su Facebook, più del 90% negativi; un like, un retweet e un commento, ma lapidario, su Twitter. È il bilancio social della notizia sulle “magliette rosse” ovvero la risposta anche brianzola all’iniziativa lanciata da don Luigi Ciotti di Libera di indossare sabato 7 luglio una maglietta rossa per “fermare l’emorragia di umanità” e per farlo con un indumento come quello dei bambini migranti affogati in mare nelle traversate del Mediterraneo. Fin qui i fatti, raccontati con diverse foto sotto il titolo “Magliette rosse anche in Brianza con don Ciotti di Libera per “fermare l’emorragia di umanità””.


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Lo spunto viene dal Sole 24 Ore che lunedì mattina ha analizzato un weekend di social colorati di rosso dalle foto postate da personaggi noti (anche politici) e gente comune. E ha tirato le conclusioni: “Se l’iniziativa #magliettarossa rischia l’autogol social”.

“In termini di engagement sono stati coinvolti oltre 460mila utenti di Twitter, con circa 68mila persone hanno postato solo sul proprio account l’hashtag #magliettarossa. Ma è rilevante registrare la reazione a questa campagna – scrive il giornalista Marco Lo Conte
– dopo un’iniziale prevalenza di connotazioni positive alla campagna #magliettarossa, nelle ore successive hanno prevalso i post critici con l’iniziativa. Secondo le rilevazioni di Datamediahub (think tank su editoria e digitale guidato da Pier Luca Santoro), i post da account registrati in italiano con l’hashtag #rolex sono 25mila circa, per un engagement complessivo di 320mila utenti social (assumendoli come pertinenti al dibattito e non rifereriti al marchio di orologi); hashtag utilizzato dai sostenitori delle forze politiche al Governo, come simbolo di una sinistra radical chic (anche citata come #radicalchic in molti post)”.

Dal globale al locale. Sulla pagina facebook del CittadinoMb i commenti positivi sono stati tre e un tentativo di dialogo è stato interrotto sul nascere. Tra meme e icone nauseate, compaiono i classici “bello schifo” e “che tristezza” e poi “nessuna iniziativa per gli italiani terremotati o per chi è stato messo in ginocchio dalla crisi”, “ci sono morti di serie A e di serie B”, “Vedo gente che indossa magliette rosse che non è in grado di salutare la mattina, non è in grado di aiutare il vicino in difficoltà, un amico, uno sconosciuto, gente che tira dritto per strada non curandosi del prossimo” e poi il sempre verde “andate a ca*are”.

Il tentativo di chi ha fatto notare che “si trattava di ricordare dei bambini morti” è stato rimandato al mittente da “Non è mettendo una maglietta colorata che si risolve il problema …” e “Ci sono famiglie italiane con bimbi e anziani che vivono in povertà disabili che fanno fatica mettiamo le magliette x loro”. Insomma, la manifestazione è stata bollata come “ipocrita” e “ipocrite” sono state le centinaia di persone (in Brianza, migliaia in Italia) che hanno partecipato.

“La reattività della controffensiva social alla campagna #magliettarossa è stata molto rilevante – scrive ancora il Sole 24 Ore – non solo dal punto di vista della quantità numerica ma anche per la preponderanza in fase di reazione. Tanto che nonostante gli sforzi dei proponenti, l’attenzione generale è stata spostata abilmente proprio su di loro, oscurando il messaggio di solidarietà che inizialmente aveva ispirato la campagna. Il che conferma come sui social il mainstream sia rappresentato proprio dalla narrazione “populista” filogovernativa: la stessa, per cifra linguistica e semantica, che ha caratterizzato la campagna elettorale di Donald Trump. Più pancia che ragione o, per dirla con gli antichi greci, più ethos che logos (…) Il che rimette in discussione uno degli assunti di base della narrazione politica attuale: chi è il mainstream? Le forze politiche al governo o quelle di sinistra che lo erano solo pochi mesi fa? La risposta alla prossima campagna social”.

Post scriptum: l’esperienza ormai insegna che le notizie che abbiano protagonisti degli stranieri, che commettano reati oppure no, chiamano commenti negativi, quando non razzisti e xenofobi. Che il commento non allineato ci sta: ma perché la violenza?