Le buche di Monza: la mia vita tra i burroni urbani a bordo della carrozzina

Buche? Buche: ne sa qualcosa, molto, il cronista del Cittadino Nicolò Cafagna, che si sposta in carrozzina a Monza. Ecco il suo racconto tra i burroni urbani.
Monza: via Agnesi e il suo dissesto
Monza: via Agnesi e il suo dissesto Fabrizio Radaelli

Percorrevo a bordo della mia carrozzina elettrica una strada monzese, di quelle formato groviera che ultimamente vanno tanto di moda in città, allorché sento un bambino chiedere retoricamente alla propria genitrice: «Ma quanti lavori stanno facendo a Monza?»

Se settimana scorsa abbiamo affrontato la questione buche puntando l’attenzione sulle voragini più importanti e decretato quella regina, oggi volgeremo lo sguardo ai suoi sudditi: le buche minori e gli innumerevoli rattoppi. E lo faremo dalla prospettiva di chi, come il sottoscritto, si muove su una carrozzina: per giunta guido con il mento, per cui suscettibile ad ogni avvallamento.

Prendiamo come esempio l’arteria più importante, corso Milano: se fino a poco tempo fa la potevo percorrere senza mai staccare il mento dell’acceleratore, oggi mi tocca farlo almeno 30 volte, oltre ad avere l’impressione di partecipare a un rally con tanto di slalom tra “burroni” e “protuberanze” varie. Lo so che non dovrei percorrerlo a margine della carreggiata, ma, ahimè, la pavimentazione del marciapiede è in porfido e le discese ad ogni via che si incrocia sono ripide, non a norma (manteniamo il segreto però).

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Non c’è solo corso Milano in questa situazione, ma addirittura troviamo troppe vie in condizioni ben peggiori: tra queste possiamo annoverare la mia, via Agnesi (zona San Carlo). Diversi anni fa l’asfaltarono e il bitume che avanzò lo gettarono a lato della strada, lo gettarono proprio; al centro di essa passa una placca tettonica, un originale quanto fastidioso rattoppo, a cui vanno ad aggiungersi gli altri più sottili; infine i tombini sprofondano come fossero in una fossa. Vi lascio quindi immaginare quanto la mia vita sia più complessa di prima: non mi bastava già essere disabile? Perché della famiglia delle barriere architettoniche fanno parte anche le buche e anch’esse tendono ad escludere la persona disabile dalla vita sociale, perché oggi Monza sta facendo un passo indietro.

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I lavori in corso in città sono i più svariati: fibra ottica, fognature e teleriscaldamento. A occuparsene altrettante società: Open Fiber, Acsm-Agam e BrianzaAcque. Queste, a conclusione di ogni intervento, sono chiamate a rattoppare le diverse buche, ma di rattoppi sempre si parla: alcuni sembrano delle escrescenze e altri alla prima pioggia si sfaldano (ricordo che il compito di vigilare spetta al Comune). Per cui, come ha sottolineato la collega la scorsa settimana, «per ogni buca rattoppata, un’altra se ne apre» e avanti di questo passo – e scusate se continuo a parlare di “passi” – il circolo vizioso non si fermerà più. La soluzione sarebbe la riasfaltatura completa, ma le strade sulle quali intervenire coprono mezza città: anche questo compito spetterebbe al Comune ed è proprio qui il nocciolo della questione. Al di là di quelle che saranno le intenzioni dell’attuale amministrazione, il problema è che, come direbbero a Roma, “nun ce stanno li sordi”: tradotto molte strade resteranno in queste condizioni per molti anni. Per cui disperate, disperate.