L’assessore Sassoli sulla nuova ordinanza: «Decisione antilombarda, tempi non corretti. Basta trattarci come soldatini»

L’assessore monzese Martina Sassoli commenta sui social la nuova ordinanza della Regione che dalla mezzanotte del 5 marzo fa passare la Lombardia in zona arancione rafforzata.
Monza Martina Sassoli
Monza Martina Sassoli Fabrizio Radaelli

Un “contenuto diversamente istituzionale”. Così l’assessore monzese Martina Sassoli introduce un lungo post con cui su facebook commenta la nuova ordinanza della Regione che dalla mezzanotte del 5 marzo fa passare la Lombardia in zona arancione rafforzata.Un provvedimento annunciato a mezzogiorno di giovedì: e c’è proprio lo scarso preavviso al centro della riflessione.

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Intanto la premessa: “La Lombardia è la mia regione, ho sempre avuto fiducia. Sempre”.

Poi l’analisi: “Ecco perché, oggi, proprio in queste ore, faccio così tanta fatica a rispecchiarmi in una decisone così inopportuna nei tempi, anche se opportuna dal punto di vista sanitario. Perché quella che è stata assunta oggi da parte di Regione Lombardia è una decisione antilombarda, non nel merito quanto nel metodo. Una scelta giusta, probabilmente, quella di porre rimedio a un’escalation pericolosissima di contagi. Una scelta un po’ meno corretta dal punto di vista dei tempi. Sei ore. Sei. Sei ore per dire a quasi 5 milioni di famiglie di organizzarsi. A quasi 10.000 scuole di adeguarsi. A 200.000 lavoratori di attrezzarsi. A 1.552 Comuni di rispondere alle migliaia di domande che – giustamente – i nostri concittadini pongono”.

“Sei ore. Questa è la tempistica con cui dobbiamo, da bravi Lombardi, riorganizzarci per sconfiggere l’incognita della terza ondata. Io sono certa che, così come ho fatto io, al di là dei cinque minuti che ciascuno di noi si prenderà per lamentarsi, ognuno di noi si rimboccherà le maniche e cercherà di fare fronte a questa ennesima decisione dell’ultimo secondo. Proprio perché noi siamo Lombardi. Ma al di là della nostra instancabile voglia di ricominciare ogni volta da capo, credo che sia giunto il momento di smetterla di trattarci come soldatini. Perché il rigore, la serietà, la misura, la cautela e il rispetto delle regole che sono intrinseci in noi Lombardi, non possono diventare la motivazione su cui far scivolare decisioni che potevano (anzi dovevano!) essere comunicate con una tempistica diversa, dando modo a tutti di organizzarsi per gestire questa nuova fase emergenziale. Sono convinta che il nostro spirito ci farà superare anche questo. Ne sono convinta. Ma sono anche convinta che chi gestisce le emergenze dovrebbe capire che il claim “Mentadent” di una volta – “prevenire è meglio che curare”- era una grande lezione di politica, prima ancora che uno spot commerciale”.