“La scuola è solo in presenza”: continua la protesta di genitori e insegnanti a Monza

C’è anche una lettera spedita al ministro dell’istruzione e al presidente Draghi tra le azioni del movimento di genitori e insegnanti “La scuola è solo in presenza”, che continua la protesta in piazza a Monza.
Istituto Hensemberger di Monza: un’aula con banchi a rotelle
Istituto Hensemberger di Monza: un’aula con banchi a rotelle Fabrizio Radaelli

“La scuola di ogni ordine e grado deve essere sempre aperta, con attività in presenza, al 100% della popolazione scolastica, indipendentemente dal colore assegnato alla Regione”. Questa la prima richiesta del gruppo di adulti, genitori insegnanti che si sono uniti nel gruppo “La scuola è solo in presenza” che da settimane manifesta ogni venerdì a Monza, all’arengario: la lettera è stata inviata al ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi e a Mario Draghi, presidente del Consiglio.

Nel testo esprimono semplici e chiare richieste, c’è una riflessione sulla didattica a distanza che non va “considerata come una modalità sostitutiva della didattica in presenza, né ora né in futuro, perché non adatta ad assicurare istruzione e formazione inclusive ed efficaci”. Un capitolo è dedicato alle regole dettate dall’emergenza sanitaria: “Ridimensionarle per quanto possibile in relazione ai rischi e benefici, per garantire uno stato di benessere fisico e mentale come inteso dall’Oms”, cioè l’Organizzazione mondiale della sanità.

Non manca un riferimento all’esame di Stato perché sia in presenza e, infine il movimento chiede di consentire ai giovani la possibilità di svolgere attività motorie anche “contemplando il gioco di squadra e l’uso di oggetti necessari come la palla”.

«In questa lettera abbiamo racchiuso il senso del nostro essere in piazza – spiegano alcune mamme del gruppo-. Chiediamo che la scuola sia l’ultima chiusura in caso di nuove emergenze, non più la prima. I nostri ragazzi hanno ripercussioni emotive importanti per colpa dell’isolamento costante».

Non solo: i più grandi anche i bambini delle primarie risentono della situazione in continua evoluzione. «La continuità didattica è diventata impossibile, anche per le primarie e le medie, in caso di quarantene fiduciarie le ore di Dad, alle elementari, sono tre o quattro – racconta Raffaella, una mamma – e quando rientrano devono recuperare tutto. Saranno generazioni con gravi carenze, ho sentito bambini spaventati e preoccupati dal Covid, temono di morire, la comunicazione non sempre è fatta tranquillizzandoli».