La morte dell’ambasciatore Attanasio, l’amico medico: «Non era di quelli che stanno dentro i palazzi, era in una zona pericolosissima»

Il medico Akuma Mandio, di origini congolesi e comasco d’adozione per l’attività di radiologo dell’ospedale Villa Aprica di Como, ricorda l’amico ambasciatore Luca Attanasio. E racconta della pericolosità dei luoghi in cui il limbiatese è stato ucciso.
Mandio Akuma medico amico ambasciatore Luca Attanasio
Mandio Akuma medico amico ambasciatore Luca Attanasio

«Non ho parole, ma un dolore grande. Luca era una persona eccezionale. Ne ho conosciuti tanti di diplomatici africani e italiani, ma lui era straordinario. Luca sembrava più un operatore della Caritas che un ambasciatore. Non era di quelli che stanno dentro i palazzi e vanno solo ai ricevimenti, ma si dava da fare molto oltre quello che richiedeva il suo incarico».

Le parole sono del medico radiologo dell’ospedale Villa Aprica di Como Akuma Mandio, di origini congolesi, comasco d’adozione e amico dell’ambasciatore Luca Attanasio. «Stavo eseguendo un’ecografia in ospedale quando mi è squillato il telefono. Una chiamata dall’Africa da un mio parente. Mi sono subito allarmato perché i miei parenti non mi disturbano mai quando sanno che sono al lavoro. E, in effetti, la chiamata portava una terribile notizia – aggiunge il medico – Luca era una grande amico, grande conoscitore della diplomazia, si dava molto da fare per la gente, ha lavorato tanto per la gioventù, ha dato moltissimo alla popolazione, ha rivoluzionato l’accesso all’ambasciata e per tutti noi è un grande dolore. Non so nemmeno come consolare suo papà e i suoi familiari, non riesco a capire».

«Quella zona è pericolosissima e sono pochi quelli che hanno il coraggio di passarci. Lì ci sono bande feroci, senza scrupoli che attaccano dagli anni ’60 e l’Onu lo sa, si dà molto da fare, ma non riesce a risolvere la situazione. Non so se si è trattato di un tentativo di rapimento, lì attaccano e basta. In passato in quelle zone hanno rapito dipendenti del parco dei gorilla della montagna per chiedere il riscatto, ma in questo caso chissà se sapevano di attaccare un ambasciatore. Lì ogni giorno ci sono decine di morti e villaggi bruciati a causa della contesa di oro e diamanti presenti nel sottosuolo».

«Il mio parente che mi ha dato la notizia della morte di Luca lo ha visto poco prima che venisse ucciso. Era sconvolto. Io sono molto turbato, ricordo l’umanità di Luca che, benché avesse una carica così importante, aiutava la popolazione in prima persona. Ne sono testimone. Il suo è un sacrificio che dovrà a muovere le acque perché si faccia di più per mettere al sicuro quelle zone»