La Brianza e la guerra dell’Isis: le vittime degli attentati e le storie degli estremisti espulsi o arrestati

LEGGI Ucciso a Sesto il killer di Berlino - Vittime degli attentati,espulsione di estremisti: la Brianza sempre più al centro della guerra contro il terrorismo islamico. Ecco le storie e i nomi dei brianzoli coinvolti nella sanguinaria lotta del califfato islamico contro l’Occidente.
Una manifestazione anti terrorismo in Brianza
Una manifestazione anti terrorismo in Brianza

« Lombardia è la regione a più alto rischio attentati»: così l’assessore regionale lombarda Simone Bordonali citando i risultati di un’indagine Demoskopika. A metà agosto le autorità regionali certificano, con una serie di dichiarazioni molto precise, l’allerta terrorismo che lampeggia da anni sul territorio. Anche la Brianza, da questo punto di vista, è stata teatro di alcuni clamorosi fatti di cronaca e ha pagato un alto tributo di sangue a seguito degli attentati dell’Isis compiuti in varie parti del mondo.

Agosto 2010

La caserma dei carabinieri di Giussano, il centro commerciale Carrefour, il parcheggio del Bar Mistral, lungo la Valassina, a Seregno. Solo alcuni dei presunti obiettivi, civili o militari, che secondo gli uomini della Digos erano nel mirino di Rachid Ilhami e Abdelkader Ghafir, i due operai marocchini di Giussano espulsi dall’Italia più di 6 anni fa. L’incontro tra i due è avvenuto al centro culturale Pace di Macherio che era tenuto sotto osservazione da parte dell’antiterrorismo, per il timore di infiltrazioni da parte di elementi estremisti della comunità pakistana di Desio.

Marzo 2015 – Meda

La terza vittima brianzola del terrore era originaria di Desio ma risiedeva da tempo a Meda. Giuseppina Biella era una pensionata di 70 anni, ed era sbarcata a Tunisi mentre si trovava in crociera sulla Costa Fascinosa. Era in vacanza con il marito con il viaggio della Costa. Era molto nota a Meda per aver gestito per diversi anni una salumeria in centro. A Desio la famiglia è altrettanto conosciuta. La donna è la sorella dell’ex assessore al bilancio Luciano Biella oltre che la zia della segretaria del sindaco Roberto Corti.

Novembre 2015 – Vimercate

Kamel Ben Hamida, 38 anni, sposato ad una donna italiana dalla quale ha avuto 2 figli e residente a Vimercate anche se viveva in alloggi tra Carnate e Usmate Velate, è il tunisino espulso dall’Italia su provvedimento dell’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano in quanto sarebbe stato vicino all’Isis e avrebbe addirittura meditato un attentato. In possesso di un regolare permesso di soggiorno rilasciato dal commissariato di Monza e già noto per reati comuni, fino alla seconda metà degli anni Novanta aveva frequentato assiduamente la moschea milanese di viale Jenner dove sarebbe stato in stretto contatto con l’ala radicale del centro stesso. Poi si era trasferito in Brianza dove aveva frequentato il centro islamico monzese di via Ghilini. Per poco: anche a Monza la comunità musulmana l’aveva allontanato perché il 38enne, oltre a perorare la causa dell’Isis (sarebbe stato in contatto con «foreign fighters» in Siria) avrebbe più volte manifestato odio per l’Italia e dell’Occidente.

Aprile 2016 – Seregno

Sarebbe stato tra i protagonisti alla “Notte dei campioni” di Seregno, sabato 14 maggio 2016. Invece Abderrahim Moutaharrik, cittadino italiano di origini marocchine, campione di pugilato in Svizzera, è stato arrestato Lecco nell’operazione congiunta tra Ros-Digos contro il terrorismo jihadista. «Per questi nemici lo giuro: se riesco prima a mettere in salvo la mia famiglia, giuro sarò io il primo ad attaccare questa Italia crociata. Voglio essere il primo, con la volontà di Dio, la attacco nel Vaticano»: è questo il file audio, a dir poco inquietante, intercettato dalla Digos e dai Ros che era stato inviato via whatsapp da Abderrahim Moutharrik a Mohamed Koraichi, 31 anni, nato in Marocco e che era residente a Bulciago. Quest’ultimo è fuggito nel febbraio del 2015 con la moglie, Alice Brignoli, 39 anni, originaria di Erba, e che oggi si trova con i tre figli piccoli nei territori controllati dall’Isis, in Siria o in Iraq. Nelle intercettazioni degli inquirenti figurano diversi file audio preregistrati che i due si scambiavano: Koraichi incitava il pugile a colpire e Moutaharrik sembra sempre più deciso, chiedendo in cambio una sola cosa nell’intercettazione del 25 marzo: «L’unica richiesta che ti faccio è la mia famiglia: tu sai, voglio che i miei figli crescano un po’ nel Paese del califfato dell’Islam».

Aprile 2016 – Carate Brianza

La storia di Abderrahim Maoutaharrik è strettamente legata a quella di Fabienne Schirru, mamma di Alice Brignoli, 39 anni, destinataria di un’ordinanza di custodia cautelare perché accusata di svolgere, insieme al marito, «opera di radicalizzazione/addestramento nei confronti dei figli minori». Alice Brignoli si sarebbe anche messa in contatto con la madre Fabienne, casa a Inverigo ma attività a Carate, «cercando in modo insistente di convincerla a convertirsi all’Islam ed a raggiungerla nei territori dell’Is».

Luglio 2016 – Vedano al Lambro

Tra le vittime dell’attentato a Dacca, in Bangladesh, c’è anche un brianzolo, Claudio Cappelli, 45 anni, residente a Vedano al Lambro, imprenditore, da oltre 5 anni impegnato in Bangladesh con una sua impresa operante nel settore tessile, che produceva t-shirt, abbigliamento e biancheria. Un commando armato di pistole e machete ha assaltato un locale ( l’Holey Artisan Bakery, un caffé-pasticceria nel quartiere di Gulshan, frequentato dai diplomatici, stranieri e middle-class locale) pieno di turisti stranieri, sequestrandone una ventina fino al massacro finale durante un blitz dell’esercito per liberare gli ostaggi.

Luglio 2016 – Besana in Brianza

Mario Casati è un’altra vittima brianzola del terrorismo di matrice islamica. Il novantenne originario di Besana in Brianza è morto nell’attentato del 14 luglio 2016 sulla Promenade des Anglais a Nizza. Si trovava in compagnia di un’amica, Maria Grazia Ascoli: i due erano insieme ad Angelo D’Agostino, 71 anni e alla moglie Gianna Muset, 68 anni, una coppia di Voghera (Pavia). Ttutti e quattro, giovedì sera, si trovavano a Nizza sulla Promenade des Anglais al momento dell’attentato terroristico che ha provocato 84 morti e un centinaio di feriti.